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COSA SI NASCONDE DIETRO ALLA LIVE-ACTION MANIA?

written by Giulia De Filippo Maggio 30, 2019

La discussione tra live-action sì o live-action no, lo sappiamo, sarà anche antica, ma è sempre di tendenza e la nostra opinione a proposito non sarà di certo più costruttiva di quella di tutte le persone che negli ultimi anni hanno espresso i propri pareri a proposito sui social. Ma, mettendo da parte il classico “Il cartone era più bello” e l’ovvio “Sì, ma vuoi mettere Luke Evans che fa Gaston?”, cosa ha cambiato questo nuovo modo di produrre in casa Disney? Sono davvero soltanto a corto di idee? E questo colosso ha veramente bisogno di riproporre in versione non animata le sue storie più famose? E cosa implica la presenza di così tanti film non originali nella line-up?

A pochi giorni dall’uscita nelle sale di Aladdin, undicesimo live-action Disney, abbiamo sentito la necessità di porci tante di domande, fare parecchie ricerche e darci anche un paio di risposte.

Cominciamo dall’ovvio, cioè una veloce analisi della classica line-up Disney fino a qualche anno fa. Durante l’anno venivano, solitamente, proposti al pubblico: tre film associati al MCU, un lungometraggio animato dello studio principale (solitamente rilasciato in concomitanza con la festa del Ringraziamento negli USA e a Natale in Italia), una volta ogni uno/due anni un lungometraggio animato Pixar (salito ad uno all’anno nell’ultimo periodo) alla fine di Giugno (con uscita italiana fissa a Settembre) e al massimo altri due film di franchise interni alla compagnia  (un secondo film animato di minore rilevanza o un film di Pirati dei Caraibi, ecc…). A questi titoli si aggiungevano un paio di film dedicati solamente alla distribuzione televisiva, maggiormente pensati per il mercato americano, con budget nettamente minore.

Da questo quadro saltano all’occhio tre cose:

  1. Il poco spazio dedicato ai sequel dei lungometraggi animati, pochi e solitamente distribuiti direttamente in tv o in versione home video perché prodotti sì in seno alla Disney, ma da studi minori e in qualità decisamente inferiore;
  2. La sporadica presenza di live-action o contenuti non originali;
  3. La possibilità di adattare le uscite al cinema per massimizzare i guadagni, evitando quindi il periodo estivo in Italia perché di scarsa affluenza e spostando l’annuale lungometraggio animato dal Ringraziamento, che naturalmente noi non festeggiamo, a Natale per assicurare la maggiore presenza possibile di bambini in sala.

Siamo davanti ad un piano perfettamente sviluppato per ottenere il massimo dei guadagni possibili, evitando di accavallare le uscite e creare concorrenza all’interno della compagnia.

Sembra di essere davanti ad una formula vincente, quindi cosa cambia?

Il miliardo di dollari di incassi per “Alice in Wonderland” diretto da Tim Burton a fronte dei 200 milioni spesi per realizzare il film.

Prima di allora gli unici live-action prodotti dalla Disney erano stati “La Carica dei 101 – Questa volta la magia è vera” (1996) e “La Carica dei 102 – Un Nuovo Colpo di Coda” (2000), ma il successo di questa versione dai toni dark del classico di Carroll nonostante le critiche non esattamente positive, ha spinto la Disney a sviluppare una nuova storia classica in chiave dark e, dopo quattro anni di lavorazione, “Maleficent” è giunto in sala, dimostrandosi un secondo successo al botteghino che ha confermato il gradimento del pubblico per i live-action, che dal 2014 in poi sono stati una presenza annuale in sala.

Mentre i live-action vanno a sommarsi alle uscite annuali, dei cambiamenti continuano anche nella sezione animata con la rivalutazione dei sequel, che fino a poco tempo fa non avevano esattamente goduto di ottima fama. Anche qui è un solo film a cambiare le carte in tavola: Frozen (2013), che diventa il 14° film con maggiori incassi della storia e il lungometraggio animato che ha raccolto di più al botteghino di sempre. A neanche un anno e mezzo di distanza dalla sua uscita i protagonisti sono tornati in un cortometraggio realizzato per le sale prima della proiezione di “Cenerentola” (2015) e poi ancora prima di “Coco” (2018), tutto ciò per mantenere viva l’attenzione in attesa del sequel in uscita a Novembre 2019.

Se nel 2013 gli unici sequel animati considerati degni di questo nome erano “Toy Story 2” (1999) e “Toy Story 3” (2010), “Cars 2” (2011) e “Monster University” (2013), arrivati al cinema a distanza di anni, tra l’uscita del primo Frozen e quella del secondo i sequel animati della Disney saranno 5 (Alla Ricerca di Dory, Cars 3, Gli Incredibili 2, Ralph Spacca Internet, Toy Story 4): un sequel animato all’anno si inserisce di prepotenza nella line-up Disney.

La lista di film che la Disney continua a proporre annualmente non cessa di salire ed ora c’è un nuovo elemento da tenere in considerazione: l’acquisizione della 21st Century Fox da parte della Disney per ben 71 miliardi di dollari conclusa a fine Marzo, azione che trascina di fatto i film Fox all’interno della line-up della stessa e porta di nuovo in casa Marvel gli X-Men, i Fantastici 4 e Deadpool, unico film di supereroi vietato ai minori di 18 anni che non subirà un recast una volta passato alla nuova compagnia.

Quest’acquisizione ha portato un bello scossone alla line-up Disney 2019, che era già un gioco incastri non indifferente che avrebbe portato al cinema 12 film nel corso dell’anno. Con l’ingresso della Fox la Disney si è improvvisamente ritrovata con più di film conclusi o in avanzata fase di post-produzione di quanti sarebbe riuscita a distribuire prima della fine dell’anno senza rischiare di farsi concorrenza da sola. Questo ha portato alla decisione di ristrutturare la line-up da giugno in poi, spostando alcuni dei titoli di entrambe previsti per il 2019 al 2020.

Uno dei film rimandati per l’ennesima volta è “New Mutants”, rimandato a Marzo 2020, ma che riuscirà a mantenere lo standard annuale di 3 film della Marvel, andato in crisi a causa dell’allontanamento temporaneo di James Gunn da “Guardiani della Galassia Vol. III”, previsto per la primavera 2020. Gunn ha confermato che avrebbe rimesso mano al progetto Disney solo dopo aver ultimato “Suicide Squad” per la Warner Bros. e questo ha lasciato completamente scoperta la Disney, che non sarebbe mai riuscita a realizzare tre cinecomic in meno di un anno.

Cosa emerge da tutto ciò? Cosa ci aspetta nei prossimi mesi?

La prima e forse più triste considerazione che non uno dei titoli usciti quest’anno è stato o sarà un film originale Disney: tra cinema e piattaforma Disney+ saranno 4 i live-action distribuiti quest’anno, tre sono i film basati su fumetti, un sequel animato e l’ultimo film della saga di Star Wars. Non una nuova storia, non una nuova idea e, a questo punto, ci si chiede se riusciranno a mantenere l’attenzione del pubblico, mentre si continuano a sfornare titoli ad una velocità impressionante, che rischia seriamente di intaccare la qualità a dispetto della quantità.

Ormai alla Disney viene richiesto di essere prima di ogni cosa, campione nel mantenere “l’hype” per un progetto. Ogni uscita viene preceduta da settimane e settimane di veri e propri bombardamenti mediatici che presentano ogni giorno featurette, spot televisivi (rilasciati comunque in rete), dietro le quinte, interviste, interruzioni pubblicitarie su Spotify che dovrebbero mantenere alta l’attenzione per un progetto, ma che a nostro parere rischiano di rendere lo spettatore meno curioso, cosa normale dopo aver avuto accesso a molti spezzoni del film su Youtube, o addirittura di annoiare con questa distribuzione continua di materiale.

A questo punto viene da chiedersi se alla Disney non stiano facendo il passo più lungo della gamba, continuando a puntare sulla stessa tipologia di contenuti che potrebbero finire per tradirli da un momento all’altro.

I live-action si stanno dimostrando un business altalenante, a volte incredibilmente proficuo e a volte disastroso, e molti si chiedono cosa succederà alla Marvel in fase 4 ora che sarà necessario attingere a nuove storie e creare nuovi personaggi. Inoltre, dove punterà la sezione animazione? Sarà la Pixar l’ultimo baluardo di originalità in una compagnia che ormai ripropone gli stessi contenuti ancora ed ancora o crollerà all’aspettativa dei soldi facili con idee riciclate? Al momento è impossibile dirlo, molto dipenderà dagli incassi e dalle reazioni ai film dei prossimi mesi, ma non riusciamo a smettere di chiederci se ormai anche nella casa di Topolino sia finita la magia.

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