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RECENSIONE A “TELYON: LA STORIA ANTICA – Vol. 1” DI LAURA SANTELLA E JURY SQUARCIA

written by Sara Bondi Ottobre 24, 2019

In copertina: Jury Squarcia interpreta Alkar Ghiltonièl, capofamiglia del suo Clan appartenente alla Casata degli Elfi D’oro, e Laura Santella nelle vesti di Theryn Desthèl, moglie del capofamiglia del suo Clan appartenente alla Casata degli Elfi D’argento.

Laura Santella, nata a Grosseto nel 1988, è un’odontotecnica e una prolifica scrittrice che ha all’attivo numerosi testi, anche per il teatro. Tra il 2013 e il 2015 ha completato una trilogia fantasy, “Il cavaliere di Eron”, e nel 2017 ha iniziato la stesura del suo primo romanzo a quattro mani, “Telyon – La storia antica – Vol. 1”, di cui si occupa la recensione che state leggendo. L’abbiamo anche intervistata per conoscerla meglio.

Come abbiamo detto però, Telyon è un libro a quattro mano, e infatti il secondo autore di quest’opera è Jury Squarcia, “The Elven King”, nato a Grosseto. Dopo aver vissuto una vita “comune”, Jury si reinventa per dedicarsi esclusivamente alla sua arte: è un fotografo e crea abiti, accessori e oggettistica. È appassionato del mondo fantasy sin da tenera età, e “Telyon – La storia antica – Vol. 1” è il suo primo romanzo.

Telyon” è il primo volume di questa saga high fantasy pubblicata in self publishing; inizia raccontando le prime fasi della vita su un pianeta risanato da una creatura celeste, e segue le vicende delle popolazioni che lo abitano.

L’ambientazione è molto curata, con spunti originali che rendono piacevole la lettura: la prima generazione di elfi, ad esempio, sboccia come un fiore da un particolare tipo di alberi, e nel corso della storia le popolazioni che colonizzeranno i vari territori si imbatteranno in una pianta malvagia, l’Hyrkale, che si ciba dell’energia degli elfi. Lo sviluppo delle varie culture e delle città viene legato alle caratteristiche del territorio, quindi tutti i toponimi hanno un’origine precisa. Raccontando la storia del pianeta e l’origine delle varie razze che lo popolano, gli autori creano un mondo vivo, in cui gli elfi modificano l’ambiente che li circonda, e ne vengono a loro volta influenzati; personaggi e ambientazione crescono insieme.

D’un tratto pensò che fosse intollerabile lasciare che quel posto scomparisse e non ne rimanesse alcuna traccia. Un qualcosa di quel mondo lo aveva colpito nel profondo, una sorta di lamento; come un triste canto proveniente dal nucleo interno del pianeta, quasi un grido d’aiuto.

La trama è avvincente; nonostante, soprattutto nei primi capitoli, si concentri più sulla vita delle famiglie che dei singoli, ci sono colpi di scena e conflitti ben orchestrati, che portano ad appassionarsi alle vicende dei protagonisti. Il romanzo, però, si riaggancia in modo abbastanza evidente a un romanzo classico del genere, che tutti conoscono anche se non l’hanno letto. L’idea di fondo, (raccontare la nascita di un mondo e delle razze che lo abitano) ricorda molto il Silmarillion di Tolkien, così come diversi sostantivi (i Silmi, i Ghiltonièl, Alkar).

La struttura della trama porta gli autori a creare una quantità non indifferente di personaggi, e diventa difficile ricordarli tutti, soprattutto quando le vicende cominciano a complicarsi e si creano schieramenti. I nomi, tutti più o meno simili, non aiutano, e nemmeno la caratterizzazione dei personaggi. L’unico veramente ben tratteggiato, complesso, che spicca sugli altri è Alkar, ma gli altri, anche quelli che ricoprono un ruolo importante, tendono ad assomigliarsi.

“E chi non riesce a stare al tuo passo? Lo lasci al deserto?” ribatté Lyra quasi in tono di sfida.

“No.” rispose secco Alkar. Poi, voltandosi verso di lei, aggiunse: “Lo lascio a te.”

Ci sono due personaggi femminili, Fanya e Lyra, entrambe sorelle di elfi maschi di rango elevato, che devono mediare tra la volontà forte dei fratelli e il benessere del popolo; oppure Astalya ed Elarya, che si ritrovano ad avere una salute mentale vacillante, sebbene per motivi diversi. Taryon, che dovrebbe avere un ruolo importante, è piuttosto inconsistente, non ha un vero e proprio spessore dal punto di vista psicologico, ha un ruolo piuttosto marginale nella storia e viene maltrattato con un po’ troppa disinvoltura.

I personaggi dei romanzi devono essere mossi da un desiderio, un obiettivo, ma in “Telyon” molti non sembrano averlo: forse, riducendo il numero dei protagonisti sarebbe stato più facile lavorare sulla loro storia e sui motivi che li spingono ad agire. Anche se il tema generale è la colonizzazione di nuove terre, un soldato che parte in cerca di gloria ha motivazioni e comportamenti diversi da quelli di un padre che deve sfamare cinque figli.

Alcune informazioni vengono date in maniera confusa; la narrazione della grande battaglia è molto caotica, grandi catastrofi vengono liquidate con poche parole, e si fa fatica a capire cosa stia succedendo, soprattutto all’inizio. Forse sarebbe stato meglio rallentare un po’ il ritmo, scendere più nel dettaglio e inserire altre scene di combattimento, mostrando in modo più evidente i protagonisti in azione e i loro sentimenti.

Il finale arriva in modo troppo precipitoso, come un colpo di zappa che tronca brutalmente la storia.

Telyon” potrebbe essere un ottimo romanzo, con un maggior approfondimento dei personaggi e con meno richiami a Tolkien. Può essere una buona lettura per chi vuole cominciare a leggere fantasy, ma un lettore esperto potrebbe trovarlo un po’ troppo acerbo e ingenuo. Siamo certi che nei prossimi capitoli gli autori possano impreziosire la storia, soprattutto lavorando sui punti deboli della stessa.

E voi cari lettori, avete letto questa storia? E se l’avete fatto, cosa ne pensate? Fatecelo sapere con un commento!

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