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ISAO TAKAHATA: IL LAVORO DI UN GENIO DELL’ANIMAZIONE IN 60 ANNI DI CARRIERA

written by Giulia De Filippo Aprile 18, 2018

Heidi, serie animata co-prodotta nel 1974

Il cinque aprile ci ha lasciato Isao Takahata, co-fondatore dello Studio Ghibli e uno dei maestri indiscussi dell’animazione giapponese; una vera istituzione che in un modo o nell’altro ha raggiunto le vite di milioni di persone in tutto il mondo e che con la sua morte improvvisa ha lasciato un vuoto che sarà difficile da colmare.

Alcuni di voi non ricorderanno il suo nome, ma è lui uno degli uomini dietro titoli come Heidi, Lupin e Anna dai Capelli Rossi, che ci hanno accompagnato in tante mattine e pomeriggi durante la nostra infanzia.Ma citare solo questi titoli sarebbe come sminuire una straordinaria carriera, cominciata alla fine degli anni ’50 e proseguita fino all’ultimo lavoro del maestro, nel 2013.

Una tomba per le lucciole, film d’animazione giapponese del 1988

Cinque i lungometraggi che ci ha regalato in 30 anni dello Studio Ghibli, la metà della sua controparte Miyazaki, che conferma la figura di un artista che si è sempre preso il suo tempo per sviluppare le sue storie al meglio, regalandoci spesso storie diverse da qualsiasi cosa ci saremmo mai immaginati; finendo anche per affrontare temi ben lontani da i classici film d’animazione.

Tutto ciò è stato ben chiaro sin da i tempi di “Una Tomba per le Lucciole” (1988), una storia struggente con la sua rappresentazione della guerra e l’effetto che questa ha avuto su due bambini, completamente abbandonati a loro stessi;

Nausicaä della Valle del vento, film d’animazione del 1984

un film crudo, che non dà scampo, né sollievo, un film decisamente adulto e che insieme a “Nausicaä della Valle del vento” (Miyazaki, 1984) getta le basi per uno studio di produzione lontano anni luce dai toni idilliaci della Disney, che negli anni sarebbe diventata la controparte occidentale di quello che è, probabilmente, lo studio di animazione più importante del territorio nipponico.

Già da questo primo film è ben evidente che quello della famiglia è uno dei temi più cari al regista, che adora concentrarsi su dinamiche semplici, per esplorare al meglio i personaggi che mette in campo. Queste sono linee guida che ritornano anche nel suo secondo lungometraggio; “Pioggia di Ricordi” (1991), che porta in animazione un personaggio che nessuno avrebbe mai accostato a quel mondo: una office lady over 30, che legata al mondo agricolo decide di passare l’estate in campagna, ad aiutare alcuni familiari nella raccolta del cartamo.

Pioggia di ricordi, film d’animazione giapponese del 1991

Ancora oggi a leggere la trama ci sembra tutt’altro che una storia avvincente, che però finisce col conquistare con questo strano mix di natura, tradizioni e rimembranze del passato. Un film decisamente atipico, che si aggrappa ai temi cari allo “Studio Ghibli” in maniera speculare e contrapposta al lavoro di Hayao Miyazaki, confermando la creazione di un duo di incredibile potenza narrativa.

I due sono sempre stati incredibili innovatori da un punto di vista di tematiche ed entrambi hanno focalizzato i loro lavori sulla preservazione della natura, ma se Miyazaki ha un approccio dai toni fiabeschi, lo stesso non può essere detto di Takahata, che non ha mai rifiutato la violenza.

Pom Poko, film giapponese di animazione del 1994

Da questo punto di vista è decisamente degno di nota Pom Poko (1994) che racconta la storia di questo gruppo di tanuki (cani procioni) che cercano di allontanare gli umani dalla loro terra; quella di Takahata non è solo una critica alla distruzione dell’ambiente, ma anche una sorta di amarezza per l’allontanamento dalle tradizioni di cui è vittima la società, che sembra aver dimenticato da dove è venuta. Un film, come “Una Tomba per le Lucciole” che non presenta filtri, con temi che non possono essere addolciti, ma devono essere presentati al pubblico in modo chiaro e diretto.

Resta l’innovazione, ma cambiano i toni in “I miei vicini Yamada” (1999), in cui Takahata ci introduce all’interno di una famiglia giapponese tramite dei siparietti di diverse situazioni familiari;

I miei vicini Yamada, film d’animazione del 1999

lontani dai temi più complessi e “oscuri” di alcune delle passate produzioni, qui si ritrova un po’ di humor e delle quotidianità già intravisti in “Pioggia di Ricordi”, ma il tutto viene sviluppato in maniera incredibilmente originale sia per quanto riguarda il linguaggio, sia per quanto riguarda le animazioni, ben lontane dai canoni standard dello Studio Ghibli.

Arriviamo quindi all’ultimo lavoro del maestro Takahata: “La Storia della Principessa Splendente” (2013), probabilmente uno dei film più belli mai prodotto dallo studio di animazione giapponese; la storia di un uomo che trova all’interno di un fusto di bambù una piccola creatura, che diventa una bambina, che l’uomo adotterà insieme alla moglie; il desiderio di questo padre di dare alla figlia tutto ciò che può innescherà una spirale discendente che si protrae per tutto il film; forse quindi la parole più adatta per descrivere questa ultima opera è struggente, ma non per questo meno straordinaria.

La storia della principessa splendente, film del 2013

Questo film è l’apoteosi di una serie di tematiche che il regista ha portato con sé per una vita: ci sono la famiglia, le tradizioni, la natura che dona (e poi riprende) il tutto con uno stile visivo e delle musiche che tolgono il fiato.

Con questi titoli Isao Takahata ci lascia una più che degna eredità, che smuove lo spettatore, regala attimi straordinari e fa riflettere.

Il mondo dell’animazione ha perso un maestro, una guida, un uomo che ha preso tradizione ed innovazione regalandoci storie impossibili da dimenticare.

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