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“LA FIGLIA DI CAINO” DI NATASCIA NORCIA – RECENSIONE

written by Linda Talato Aprile 26, 2022
La Figlia di Caino - Norcia - Copertina

Natascia Norcia è nata nel 1976, lavora come insegnante e La Figlia di Caino, pubblicato con Mith Press nel 2019 nella collana Lemuria Digital, è la sua opera d’esordio e il primo volume di una serie.

La storia è ambientata principalmente in Italia e narra le vicende di Justine, una giovane su cui incombe una responsabilità gravosa che la costringerà a innumerevoli sacrifici. La ragazza è infatti l’unica che può combattere la minaccia imminente di un pericoloso demone, letale sia per i vampiri che per gli umani.

Il romanzo ha uno stile horror-gotico e al suo interno ritroviamo tutti quei personaggi che classicamente ruotano attorno al mondo del fantastico dark, come vampiri, golem e demoni.

Da questo punto di vista, tuttavia, riteniamo che la caratterizzazione di base di ognuno dei personaggi non sia influenzata dalla loro appartenenza a una specie. L’essere un vampiro, ad esempio, non risulta essere un tratto caratterizzante, così come non lo è essere un golem.
L’impressione generale è che gli stessi personaggi potrebbero tranquillamente essere umani senza che questo li modifichi quasi in alcun modo.

Justine è comunque un personaggio affascinante.
Divenuta immortale in giovanissima età per mano dell’uomo che amava (e che ricorderà per tutta la vita) nonostante la sua esistenza millenaria, mantiene comunque inalterati alcuni tratti fanciulleschi. In questo modo, a seconda del momento, il lettore ha la sensazione di trovarsi, di volta in volta, davanti a una bambina, a una giovane adolescente o a una donna matura.

L’intera storia si sviluppa attorno a lei, lasciando gli altri personaggi – tra cui gli uomini con cui ha una relazione sentimentale – costretti in un ruolo secondario, quasi sullo sfondo della narrazione.

Nonostante, come dicevamo, la protagonista abbia grande fascino e grandi potenzialità, sembra comunque rimanere compressa nel suo ruolo, senza mai davvero vivere se stessa.

È come se nel testo fosse presente una sorta di wannabe (passatemi il termine) di Justine: un personaggio raccontato come molto carismatico e attraente, ma che non viene mostrato come tale nel concreto, nei suoi gesti, nei dialoghi e in ciò che gli accade tanto attorno, quanto dentro. Justine viene presentata come una donna affascinante, ma il lettore la “vive” e la sente poco. Insomma, molto tell e poco show.

La Figlia di Caino è una storia di violenza e dolore.

La violenza è quella che la protagonista subisce dall’uomo che ama e di cui non è in grado di fare a meno. Questo, però, la porta a relegare a un ruolo di secondo piano colui che veramente la stima e che potrebbe renderla felice, fino ad arrivare addirittura a un epilogo tragico di cui non diremo oltre, un po’ per evitare spoiler e un po’ perché il finale è davvero molto intenso e vale la pena leggerlo senza saperne nulla.

La Norcia chiude la storia in maniera volutamente aperta, lasciando intuire un seguito in cui le vicende riprenderanno spiegando, speriamo, molte cose che in questo primo atto sono rimaste avvolte nell’ombra.

Lo stile di scrittura di Natascia Norcia è indubbiamente valido: fresco, accattivante e coinvolgente. Come segnalato, però, soffre di alcune pecche tipiche degli autori alle prime armi, che tendono a concentrarsi sulla narrazione a discapito dell’immersività del lettore.

Come detto, si tratta di problemi comuni che possono facilmente essere risolti con una buona opera di revisione che porterebbe quest’opera a raggiungere il suo vero livello di potenzialità.

Nonostante questo, La Figlia di Caino resta comunque un romanzo gradevole, più adatto, magari, a un pubblico che cerchi una lettura di evasione non eccessivamente impegnativa.

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