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“ACERBOLI E LA CITTÀ SOMMERSA” DI DON UGO MONCADA – RECENSIONE

written by Arianna Giancola Febbraio 28, 2022
Acerboli e la città sommersa - Moncada - Copertina

Bentrovati amici del Fantasy,

oggi ci dedichiamo a un’opera speciale che è riuscita a conquistarci sia per la freschezza della storia, sia per la splendida ambientazione.

Stiamo parlando di Acerboli e la Città Sommersa, primo volume di un racconto epic-fantasy scritto da Don Ugo Moncada e pubblicata tramite Bookabook.

Acerboli è la bella e allegra cittadina dove vive un affiatato ed eterogeneo gruppo di ragazzi.

Sebbene molto diversi l’uno dall’altro, sono però tutti appassionati delle leggende che riguardano la loro città e che parlano di draghi, di angeli e, soprattutto, della mitica Città Sommersa il cui accesso è andato perduto da tempo immemore.

Grazie alla guida del Guardiano Geremsaia, i ragazzi scoprono presto che ogni leggenda ha un fondo di verità e la loro vita cambia completamente quando il loro mentore li guida in una grotta sotterranea, dove giacciono le spoglie del drago Acerboli.

La consapevolezza porta con sé tante nuove sfide e nuovi problemi, oltre a un inaspettato e terribile nemico contro il quale si troveranno a combattere per salvare non solo la città, ma anche la loro stessa vita.

Don Ugo Moncada nasce nel riminese nel 1979 ed è parroco della frazione di San Vito a Santarcangelo di Romagna.  Acerboli e la Città Sommersa è la sua opera d’esordio e frutto dei lunghi anni passati dal sacerdote con gli adolescenti e i giovani, per i quali ha deciso di scrivere questo romanzo di formazione.

Secondo quanto da lui stesso riportato nell’intervista rilasciata per novitaliainlibreria, la storia prende spunto da un fatto reale: il furto di una medaglia dalle reliquie del Beato Simone Balacchi.

La stessa Acerboli è la trasposizione letteraria della Santarcangelo di Don Moncada e, come lui stesso spiega nell’intervista sopra citata, molti dei protagonisti del suo libro traggono le loro caratteristiche proprio dai giovani che frequenta giornalmente.

“Scrivi di quello che conosci” è uno dei consigli che viene dato più spesso agli esordienti e Don Ugo lo ha fatto, in modo splendido, per di più!

Quello che viene fuori è un’opera in cui realtà e fantasia si confondono e si fondono in modi inaspettati, in cui le leggende prendono vita in modo talmente naturale da lasciare esterrefatti.

Le ambientazioni, all’interno del romanzo, sono tanto ricche e dettagliate da dare al lettore la sensazione di camminare attraverso le vie di Acerboli o di esplorare i suoi dintorni insieme ai suoi personaggi. Tuttavia, benché estremamente accurate, le descrizioni sono date attraverso poche caratteristiche peculiari e distintive, che restituiscono istantanee perfette dell’ambiente senza in alcun modo appesantire il testo.

Lo stesso discorso, anche se con un esito un po’ diverso, vale per i protagonisti.
Don Moncada crea un romanzo corale, con un nutrito gruppo di protagonisti e un altrettanto nutrito gruppo di personaggi secondari e di comparse. Questo “affollamento” rende un po’ complesso, almeno all’inizio, ricollocare tutti all’interno del racconto, mettendo a dura prova la memoria del lettore.

Tuttavia, con lo scorrere delle pagine ognuno dei protagonisti diventa sempre più familiare; acquisisce un volto, diciamo, unico e inconfondibile, anche se è probabile che ad alcuni di loro verrà concesso maggiore spazio nel prosieguo della storia.

Nonostante questo, Marco, Alec, Matteo, Luzzo e tutti gli altri risultano vivi, reali. Non sono figure letterarie evanescenti, ma persone con passioni e amori, con paure, ansie e contraddizioni che possiamo ritrovare in ognuno di noi e che sperimentano emozioni e ragionamenti tipici dell’adolescenza.

A prescindere dalla parte più prettamente “libresca” della storia, l’avventura vera e propria che vede contrapposte le forze del Bene a quelle del Male, abbiamo trovato particolarmente interessante il rapporto dei ragazzi con i genitori.

Il fatto che ognuno di loro abbia un passato condiviso con gli altri, che vedano i figli affrontare i loro stessi dubbi e le loro stesse scelte, farà sicuramente effetto ai lettori più “datati”. In fin dei conti, spesso i ragazzi percepiscono i loro genitori come se fossero venuti al mondo già adulti.

Con una delicatezza che lascia davvero stupiti per un’opera prima, l’autore crea invece una sorta di “ponte tra generazioni”, come delle fotografie messe a confronto che lasciano una sensazione agrodolce al lettore che riesce a coglierle.

La storia, di per sé, è davvero intrigante e affascinante. Don Ugo Moncada porta avanti il mistero, seminando qui e là degli indizi che, piano piano, vanno a incastrarsi come le tessere di un puzzle.

E crea, per di più, un percorso di crescita anche per il lettore che accompagna i “suoi” ragazzi.

I protagonisti, infatti, procedono sulla loro strada trovandosi ad affrontare scelte importanti, a dover discernere tra il giusto e l’ingiusto, tra l’apparenza e la verità, comprendendo nel profondo cosa significano davvero amicizia e inclusione. E, soprattutto, che ogni scelta porta con sé delle conseguenze.

Lo stile è avvincente, diretto e pulito, coinvolgente al punto che siamo certi che questa storia sarà in grado di prendere sia i lettori più giovani che quelli più datati, sia quelli che amano la lettura dal profondo del cuore, sia coloro che leggono solo per passare il tempo.

Insomma, questo romanzo ha un unico vero difetto: non abbiamo ancora potuto leggere il secondo volume!

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