Home Recensioni NON SOLO MULTIVERSO: “SHANG CHI E LA LEGGENDA DEI DIECI ANELLI”

NON SOLO MULTIVERSO: “SHANG CHI E LA LEGGENDA DEI DIECI ANELLI”

written by Marianna Piras Settembre 13, 2021
Shang Chi - copertina

Mentre siamo tutti impegnati a porci domande sul Multiverso, sugli eventi nexus e su come le serie tv si amalgameranno coi film, la Marvel porta al cinema il primo stand-alone con un personaggio del tutto nuovo per questa fase 4. Con Black Widow, infatti, restavano da sciogliere alcuni nodi delle trame passate, per chiudere definitivamente la saga del Guanto dell’Infinito. Ora si possono aprire i nuovi capitoli e possono essere introdotti nuovi eroi protagonisti.

N.B.: Da questo punto è presente la trama nel dettaglio; quindi, se non amate gli spoiler passate oltre!

Il primo di cui facciamo conoscenza è Shang Chi. Costui è il figlio del vero capo della setta dei Dieci Anelli, che – dopo la morte della madre, la straordinaria Jang Li, interpretata da Fala Chen – viene cresciuto dal padre come un assassino, pronto a vendicare l’uccisione della madre avvenuta per mano di una gang nemica. Infatti Wenwu, padre di Shang Chi, dopo aver conosciuto Jang Li, mette da parte i suoi propositi criminali per vivere una vita di famiglia, con la moglie, Shang Chi e la figlia Xialing. Dopo aver vendicato la madre, Shang Chi tuttavia scappa e decide di vivere a San Francisco, lavorando come parcheggiatore di automobili. Mentre si reca al lavoro con la sua amica Katy, a cui presta il volto una bravissima Awkwafina, viene sorpreso dall’assassino Razor Fist e dagli scagnozzi del padre, che vogliono rubare il ciondolo che porta al collo. Il furto riesce, nonostante la dura lotta, ma Shang Chi capisce che ora anche la sorella è in pericolo, poiché possiede un ciondolo identico al suo. Shang Chi vola a Macao, dove scopre che la sorella ha messo su un impero di combattimenti clandestini e lì vengono sorpresi dal padre che li porta a “casa”, assieme a Katy. Qui i ragazzi scoprono che il padre sembra essere in contatto con lo spirito della madre, la quale comunica loro di essere prigioniera del suo antico e magico villaggio Ta Lo, e chiede aiuto per essere liberata. I tre sospettano che le cose non stiano esattamente così e decidono di arrivare al villaggio prima del loro padre, aiutati da quello che noi, per tutta la saga di Iron Man, abbiamo creduto essere il Mandarino, cioè l’attore Trevor Slattery. Veniamo a sapere infatti che i Dieci Anelli che hanno terrorizzato l’America non sono altro che una contraffazione di quelli originali e che il Mandarino non è mai esistito. L’unico a possedere i Dieci Anelli è sempre stato solo Wenwu, quindi Trevor Slattery, così come Aldrich Kilian, erano degli impostori. Giunti a Ta Lo i ragazzi incontrano la loro zia Jiang Nan e scoprono la verità: loro padre è stato plagiato dal Divoratore di anime, un demone sconfitto e tenuto a guardia proprio dagli abitanti di Ta Lo, grazie all’aiuto del Gran Protettore, un drago che vive nel lago del villaggio. Il loro scopo è fare in modo che il demone non venga liberato. Per Shang Chi, Xialing e Katy è ora il tempo di decidere chi vogliono essere e da che parte vogliono stare, così i ragazzi si uniscono agli abitanti di Ta Lo per difendere il villaggio. Wenwu ed i suoi uomini giungono a Ta Lo, con l’intento di distruggere il villaggio ed arriva il momento, per Shang Chi, di sfidare suo padre e dimostrare chi è veramente. La lotta è durissima, ma il giovane, con l’aiuto proprio della sorella con cui è in perenne conflitto, e di Katy, riesce a sconfiggere suo padre e a uccidere il demone ormai libero. Poco prima di morire, il padre gli affida i veri Dieci Anelli, che cambiano colore a indicare il loro uso per compiere azioni volte al Bene.

Da qui in poi non ci sono più spoiler sulla trama!

Di questo film ho apprezzato diversi aspetti, primo fra tutto l’aver scelto di mantenere il cinese sottotitolato, che ci permette un’immersione totale nella cultura del film. Le coreografie delle scene di lotta sono davvero molto ben curate, girate con un interessante lavoro di macchina e un buon ricorso alla CGI. Questo ricorso si rivela di nuovo efficacissimo nella ricostruzione di Ta Lo e delle sue creature fantastiche, che hanno ispirato anche fantasy precedenti.

Shang Chi si rivela essere davvero un bel film introduttivo, per un personaggio che, come capiamo dalle scene post credits, sarà destinato a tornare nel MCU con una parte da protagonista. Non regge infatti il paragone con Black Panther, poiché il personaggio di T’Challa aveva già fatto la sua comparsa efficacemente in “Captain America – Civil War”, dove aveva un ruolo fondamentale nello snodarsi della trama, ben prima di avere a che fare con lui nel suo stand-alone, ambientato in Wakanda.

Questo film rappresenta invece un’introduzione completa al mondo di Shang Chi, per cui ci sta che in alcune parti più esplicative sia un po’ più lento, che la trama sia più scarna in favore della costruzione dei vari personaggi.

A rendere il film davvero di buon livello sono ovviamente le prove degli attori. Funziona benissimo Simu Liu nei panni del protagonista, sebbene qualche volta non sia proprio il migliore in scena. Vanno segnalate infatti le prove di Awkwafina, Tony Leung e Michelle Yeoh. La prima è una riuscitissima Katy, che porta sulle sue spalle l’onere e l’onore di essere la vera trama comica del film che, come sappiamo benissimo dagli sceneggiatori di Boris (e se non avete visto questa serie, recuperatela), è fondamentale ed è una caratteristica dei film Marvel. Dopo aver visto il film, la canzone “Hotel California” degli Eagles assume tutto un altro fascino.

Michelle Yeoh, amatissima star de “La tigre e il dragone”, è ovviamente una conferma nel ruolo della zia di Shang Chi, Jang Nan, ma è Tony Leung, nei panni di Xu Wenwu, a giganteggiare sullo schermo. Egli riesce a rappresentare con solenne gravità non un cattivo fatto e finito, ma un uomo lacerato dall’amore che non riesce a dimostrare ai propri figli e tormentato dal male che ha compiuto in passato, convinto di non potersi redimere. Il suo obiettivo non è il potere, che di fatto ha già, ma più che altro l’idea di un bene più comune e diffuso. È davvero quasi un peccato aver perso un attore di così grande talento già da questo primo film, per quanto non sappiamo davvero cosa ci possa riservare il futuro.

Si tratta di un film molto centrato anche sulle donne, prime fra tutte quelle della famiglia di Shang Chi, tra cui la sorella Xialing, che riesce a mettere su un impero senza l’aiuto di nessuno, emarginata dal padre che non le permetteva di addestrarsi nelle arti marziali e che lei ha imparato di nascosto da autodidatta e che ora esercita meglio del fratello. Anche questo è un personaggio che mi auguro di rivedere in futuro.

Abbiamo accennato alle scene post credits, che sono due. Nella prima vediamo Carol Danvers e Bruce Banner, assieme a Wong, Shang Chi e Katy, mentre esaminano gli anelli, i quali sono dei manufatti antichissimi, che stanno trasmettendo un segnale, a chi però non si sa.

Nella seconda scena vediamo Xialing che ha preso in mano l’attività di suo padre, addestrando, però anche le donne, in contrasto con la secolare tradizione maschilista.

Va spesa qualche parola sulla prima scena. A chi è diretto il segnale inviato dai Dieci Anelli? L’idea più rapida che mi sono fatta è che essi siano un manufatto risalente agli Eterni e che il segnale sia rivolto proprio a loro, cosa che scopriremo nel prossimo film. Teniamo conto che in origine il film sugli Eterni era previsto prima di Shang Chi, ma che la pandemia ha sconvolto l’ordine di uscita (allo stesso modo in cui Loki era previsto prima di WandaVision), pertanto l’ipotesi potrebbe indebolirsi. Come sempre diciamo: resteremo a vedere cosa succederà a novembre con l’uscita di The Eternals.

Per noi “Shang Chi e la leggenda dei Dieci Anelli” è promosso a pieni voti.

Ti potrebbero piacere

Rispondi