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“I SERVI DELLE TENEBRE” – I CUSTODI DI MILANTIS VOL.1 RECENSIONE

written by Arianna Giancola Settembre 16, 2021
Servi delle Tenebre- I Custodi di Milanthis - Muscas - Copertina

Amici del fantasy, oggi vi presentiamo un interessante esordio letterario nello sword and sorcery. Stiamo parlando di I Servi delle Tenebre, primo volume della saga I Custodi di Milanthis, di Michele Muscas, pubblicato nel 2020 da Lupieditore.

L’autore, classe 1989, cagliaritano, è da sempre un grande appassionato del genere fantasy. Specializzato in Psichiatria e Teatro-terapia, si diploma anche presso la Scuola di Arte Drammatica di Cagliari e, in seguito, lavora come attore e aiuto-regista in diverse produzioni.

I Servi delle Tenebre è il suo primo romanzo.

In un mondo in cui gli antichi dei sono ormai scomparsi a seguito di una cruenta battaglia, la magia viene proibita, pena la morte.
Ma un’antica minaccia, proveniente dal Regno Oscuro, sta risorgendo e solo pochi ne sono a conoscenza.
Tra tradimenti, gole tagliate e degradazione, principi e contadini lotteranno per sopravvivere alla nuova catastrofe che si avvicina.

Michele Muscas ci trasporta in un mondo fantastico, vario e intricato, popolato da creature sorprendenti e originali come gli affascinanti Darday e i temibili Yossori.
Le ambientazioni sono numerose e complesse, descritte con dovizia di particolari e tratteggiate a tinte forti, con il risultato che l’autore riesce a creare una serie di quadri estremamente realistici e dettagliati dell’intero universo da lui creato.

Particolarmente riuscite e ispirate sono sicuramente le ambientazioni del Regno Sabbioso, sia la tormentata città di Pesasta, con i suoi vicoli sporchi, la povertà e l’indigenza, sia il lusso sfrenato da Le Mille e una Notte della reggia, che nasconde la degradazione e il marciume sotto veli di seta preziosa e agli aromi inebrianti degli incensi.

In questo mondo si muovono, simili a formiche in un formicaio, una miriade di personaggi dalle origini più disparate, tanto che si fa quasi fatica a ricordare chi è chi e dove si trova. Ognuno alle prese con le proprie trame e i propri interessi, chi più altruistici, chi profondamente egoistici, incapaci di vedere oltre il proprio naso.

Tra questa selva di comparse emerge un pugno di protagonisti dai tratti vari e mutevoli, le cui vicende seguiamo con interesse nell’attesa di un punto di svolta, un incrocio nel loro cammino che li porterà, inevitabilmente, a incontrarsi.

Ma per quello bisognerà probabilmente attendere il prossimo volume.

Michele Muscas mette davvero tanta carne al fuoco, apparecchiando un lauto banchetto di cui abbiamo appena una visione fugace ma i cui aromi fanno venire l’acquolina in bocca.
Bisogna ammettere che l’autore è stato davvero bravo nel riuscire a gestire una tale matassa di trame e personaggi senza perdere di coerenza e senza scadere nel banale.

L’idea in generale, bisogna ammetterlo, non è particolarmente innovativa, sarà forse che la cronaca dei regni risente (come è naturale) del continuo paragone con l’opera di Martin, da cui alcune parti sono state probabilmente influenzate.
Tuttavia, riesce comunque a mantenere una sua originalità di fondo che stuzzica, inducendo il lettore a domandarsi dove e come andranno a parare le varie situazioni.

Lo stile e la scrittura sono abbastanza buoni anche se, forse, ancora un po’ acerbi.
Il ritmo non stanca e i misteri, seminati un po’ ovunque all’interno del testo, sono conservati gelosamente fino alla fine lasciando la voglia di scoprire cosa succederà.

Nonostante questo, il testo pecca di ingenuità in alcuni punti. C’è qualche colpo di scena mancato, qualche sospeso di troppo che invece, se risolto, avrebbe potuto contribuire a ingolosire il lettore e, infine, una certa superficialità nella gestione dei protagonisti.

Dovendo gestire un’incredibile quantità di personaggi, infatti, l’autore tende a rimanere un po’ troppo in superficie, impedendo al lettore di guardare attraverso gli occhi dei suoi prediletti e di vivere le loro emozioni. Tende quindi a dover spiegare il perché delle loro azioni e a raccontare quello che sentono, invece di lasciare che siano le sensazioni a fluire dalla pagina.

Si tratta di problemi comuni agli autori esordienti che l’esperienza (e un buon lavoro di editing) tende a risolvere, soprattutto nel caso di un romanzo dalle grandi potenzialità come questo. Si tratta infatti di un’epopea che promette grandi svolte e scene epiche che, se gestite con la giusta attenzione, potrebbero dare realmente vita a un mondo e a personaggi degni di entrare nell’immaginario collettivo.

Vi consigliamo quindi di leggerlo se siete appassionati del genere e vi sentite pronti alla paziente ricerca di un tesoro sepolto che ha la possibilità di trasformarsi in una incredibile ricchezza per chi lo saprà cercare.

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