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“LA PROFEZIA DEL MEZZOSANGUE” DI ROBERTO DONINI – RECENSIONE

written by Arianna Giancola Agosto 8, 2022
Profezia del mezzosangue - donini - copertina

Bentrovati amici del fantasy.

Oggi siamo qui per parlarvi di La Profezia del Mezzosangue, terzo e ultimo volume di Le Cronache di Aron di Roberto Donini.

Se avete perso le nostre recensioni ai primi due volumi della saga (Una Spada tra Luce ed Oscurità e Il Regno Parallelo), vi ricordiamo che potete trovarle a questo link.

La trama

A causa del furto di Eclissi, la leggendaria e potente spada che contiene sia la luce che l’oscurità, Aron è stato esiliato dal regno e costretto ad abbandonare l’amata Misha. Ora si guadagna da vivere nelle arene, sfruttando le sue doti di guerriero.

Intanto, Kros, che ha trovato la redenzione, con la sua amata Kyra, della stirpe reale dei Draghi, indaga per apprendere i dettagli di una profezia che narra di un mezzosangue che porrà fine al mondo conosciuto.

Ma le sorti del mondo stanno per cambiare ancora una volta e vecchi e nuovi nemici costringeranno Aron e Kros a incontrarsi ancora una volta

La nostra recensione

Con questo volume si conclude la trilogia di Le Cronache di Aron e, ammettiamolo, si conclude davvero con il botto.

Rispetto ai primi due volumi, La Profezia del Mezzosangue abbandona un po’ il filone introspettivo per dare più spazio agli eventi, regalandoci in questo modo un fantasy più classico.

Anche le tinte della narrazione assumono toni meno freddi e, sebbene sempre cupi, come a sottolineare la persistenza del male, lo stile dell’autore lascia filtrare molta più luce. E questo soprattutto grazie ai legami tra i personaggi.

Questi li abbiamo seguitifin dall’inizio, spettatori della loro storia e, soprattutto, della loro evoluzione.

Quelli che ci troviamo davanti oggi sono quindi personaggi cresciuti, che hanno dovuto fare i conti con le parti più oscure e meno nobili di se stessi. Personaggi che si sono trovati ad affrontare le difficoltà della vita ma che hanno saputo elevarsi al di sopra dei propri limiti in nome dell’amore e della giustizia.

Ancora una volta ci ritroviamo ad apprezzare particolarmente il personaggio di Kros, la cui evoluzione è quella più evidente. Nato come controparte oscura del protagonista, grazie alla scoperta dei sentimenti umani riesce a crearsi una nuova vita e un proprio spazio, trovando il suo posto nel mondo quando finalmente può avere accanto una persona forte quanto (e forse più di) lui che gli dà finalmente una ragione per esistere. Una storia un po’ alla Devilman.

Troviamo che Kros sia il personaggio meglio riuscito della trilogia, uno dei più realistici e sfaccettati della storia. E Donini è riuscito nell’impresa di mantenerne inalterati il carattere e la psicologia anche nel passaggio dall’ombra alla luce.

Aron, di contro, è la rappresentazione stessa dell’essere umano che si ritrova costantemente a dover affrontare nuove sfide e nuovi dolori. C’è un momento in cui rischia di essere distrutto da tutto questo, un momento in cui vorrebbe arrendersi al destino. Ma come la fenice riesce a risorgere dalle sue ceneri per continuare a combattere per ciò che ama.

Probabilmente sembrerà strano, dato il contesto, ma non abbiamo potuto fare a meno di vedere un parallelismo tra Aron e Ugo Fantozzi. Sono entrambi vittime di qualcosa di più grande di loro, eroi tragici le cui scelte sono sempre e comunque destinate a un esito nefasto. Nonostante questo, sono comunque sempre lì, un po’ più stanchi, amareggiati e feriti ma ancora lì ad affrontare la tempesta.

Ma la vera prova di maestria di Donini, in questo libro, è rappresentata dall’antagonista.

Data la necessità di evitare a ogni costo qualsiasi spoiler, non possiamo scendere nei dettagli né analizzare in profondità il personaggio. Ma cogliamo l’occasione per complimentarci con l’autore, perché è riuscito a proporre qualcosa di veramente valido.

Come detto in precedenza, la storia di questo volume conclusivo rientra molto più nei classici canoni di fantasy. Ma anche chi è abituato (e abbia apprezzato) la capacità introspettiva di Donini siamo certi non resterà deluso da questa piccola deriva. Anche perché gli eventi erano a un punto tale che era necessario chiudere un cerchio.

In ogni caso, questo cambiamento è comunque accompagnato da uno stile nettamente superiore. Più maturo. Rimangono l’incisività, l’essere diretto e rapido, che erano le sue caratteristiche primarie. Ma ora è anche più fluido, nei dialoghi e nella narrazione in generale, risultando più coinvolgente e immersivo.

Insomma, La Profezia del Mezzosangue porta a compimento un ciclo narrativo e, allo stesso tempo, “fa livellare” Roberto Donini come scrittore, facendoci sperare di poter presto leggere qualcosa di nuovo nato dalla sua penna.

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2 comments

Roberto Donini Agosto 9, 2022 at 7:38 am

Grazie per la recensione, confermo che un nuovo libro è nella fase finale della stesura!

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Arianna Giancola Agosto 9, 2022 at 8:20 am

Evviva! Non vediamo l’ora di leggerlo!

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