Home Recensioni “CRONACHE DI UN MESOTES 2 – LA FURIA DEL PORTATORE” DI ALBERTO GRANDI – RECENSIONE

“CRONACHE DI UN MESOTES 2 – LA FURIA DEL PORTATORE” DI ALBERTO GRANDI – RECENSIONE

written by Arianna Giancola Marzo 21, 2022
Cronache di un Mesotes 2 - Grandi - Copertina

Bentrovati, amici del fantasy.

Torniamo a parlare di Alberto Grandi con il secondo volume della saga Cronache di un Mesotes, La Furia del Portatore. Se avete perso la nostra recensione al primo volume, La Guerra del Portatore, la potete trovare a questo link.
Entrambi i volumi sono disponibili e pubblicati grazie a una campagna di crowfunding di Bookabook.

Se non avete ancora letto il primo volume, occhio agli spoiler!

Dopo la brusca interruzione del primo capitolo, che ci aveva lasciati davvero col fiato sospeso, scopriamo come Leon si sia salvato e sia ora pronto a riprendere il suo ruolo nella guerra contro il Portatore.
Nonostante gli scontri gli abbiano strappato sia il suo migliore amico, sia Atena, sua mentore spirituale, il terrestre continua a lottare per la sua vita e la libertà dell’universo, al fianco delle Cheimatos, tra cui spicca la sua addestratrice Kirene, gli Psychenes, tra cui Syxas, e i Rook.

Ora che ha raggiunto il livello di Individualista Maximo, le sfide si fanno più ardue e le missioni più complesse, ma anche il nemico è più pericoloso e Leon dovrà fare appello a tutto il suo coraggio e a tutte le sue capacità per sopravvivere.

Ci sono, però, ancora tante domande senza risposta: perché i terrestri sono stati coinvolti in questa guerra? Di cosa parla la profezia dei Rook? E, soprattutto, chi è davvero il misterioso Incappucciato che appare nei sogni di Leon?

All’interno di questo secondo volume della trilogia, assistiamo a un mutamento sia nello stile che nella struttura stessa del libro.

Grandi mantiene inalterato il suo stile di scrittura, sempre fluido, diretto, in grado di spiegare concetti anche complessi con una semplicità che li mette alla portata di chiunque. Tuttavia, in questa seconda parte l’autore tende a fare in modo che il protagonista cominci a tirare le somme delle sue riflessioni, arrivando se non a una vera e propria risposta, per lo meno a qualcosa di molto vicino.

Le riflessioni filosofiche, sempre presenti, non rappresentano più delle pause tra gli eventi, momenti di sosta dedicati al riposo e alla meditazione. Stavolta sono più integrate all’interno della narrazione e più che dissertazioni vere e proprie, sembrano più degli spunti di riflessione per il lettore.

In La Furia del Portatore viene concesso molto più spazio all’azione. Ed è come se tutti i discorsi fatti in precedenza stiano ora sedimentando nel protagonista per raggiungere a una qualche sorta di conclusione.

Alberto Grandi rimane fedele alla sua massima preferita “conosci te stesso” e fa in modo che il suo protagonista la faccia sua a sua volta, imparando a conoscere sia le sue vere potenzialità ma anche e, soprattutto, i suoi limiti. E, ancora, ad affrontare qualcosa che non può essere cambiato: il passato.

Crediamo che il nocciolo di questo volume possa essere riassunto nelle parole pronunciate da Tecraso/Socrate:

“Ricorda che le parole sono l’ombra dell’azione”

Come a dire che è arrivato il momento che le riflessioni sostengano i fatti.

“Ehi svegliati!” è il modo in cui inizia ogni singolo capitolo della saga. Per la prima volta, in questo volume, è Leon a dirlo a qualcuno e l’impressione, leggendo, è che il protagonista si stia rivolgendo proprio al lettore.

Per il resto, l’autore conferma le impressioni positive già ricevute dalla prima parte.

La storia è interessante, coinvolgente e costruita in modo coerente e preciso.
I misteri legati al passato di Leon e alla sua presenza tra i combattenti sono portati avanti in modo intelligente, con indizi e piccoli accenni che svelano poco ma che contribuiscono alla creazione di un puzzle che il lettore non può fare a meno di voler risolvere.

I personaggi, nuovi e vecchi, sono caratterizzati splendidamente, con pochi e sapienti tocchi e la loro evoluzione è continua e ben strutturata.  

Come nota di merito aggiungiamo anche che, finalmente, il Portatore ha ora una sua motivazione.
Come in ogni storia che si rispetti, infatti, il villain di turno, per essere efficace, non può essere semplicemente cattivo: deve avere un obiettivo che, seppure non condivisibile, faccia comunque riflettere.
E Grandi centra quest’obiettivo alla grande.

Anche le descrizioni sono davvero magnifiche, ricche di dettagli e immaginifiche.

Insomma, l’unico vero difetto di quest’opera è la fine, che taglia la scena in stile I Soprano lasciandoti con un’insopprimibile voglia di sapere come finirà. Peccato che, per saperlo, dovremo attendere il terzo volume.

E noi aspettiamo.

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