Home Recensioni LA CASA DALLE RADICI INSANGUINATE – DI ROBERTO CIARDIELLO – RECENSIONE

LA CASA DALLE RADICI INSANGUINATE – DI ROBERTO CIARDIELLO – RECENSIONE

written by Enrica Antonini Agosto 31, 2020
Casa radici Insanguinate - copertina

La casa dalle radici insanguinate è il secondo romanzo di Roberto Ciardiello. Romano, classe 1980, ha iniziato scrivendo racconti brevi, di genere horror, che in qualche occasione sono stati premiati, dandogli la spinta per provare a fare sul serio. Esce nel 2016 con La vendetta del vento e poi subito di nuovo nel 2017 con La casa dalle radici insanguinate, entrambi inizialmente autopubblicati e poi rieditati da Dark Zone. L’edizione che vi presentiamo è del novembre 2019.

La trama prende il via da una vicenda fin troppo plausibile e attuale: una rapina in villa. Cupo e Mago, due amici trentenni che si barcamenano tra lavoretti regolari e attività illecite ben più remunerative, cooptano Skizzo, adolescente graffitaro, per mettere a punto il colpo della vita che li solleverebbe dal piccolo spaccio o dai furtarelli in cui sono soliti sguazzare, per fargli fare il salto di qualità, i soldi veri. Il piano è apparentemente semplice e studiato nei minimi dettagli: i tre, appostati di notte poco fuori dalla villa, avrebbero aspettato il rientro dei coniugi Marchetti  ̶̶  proprietari di un’oreficeria in centro  ̶  e, minacciandoli con una pistola, sarebbero entrati in casa con loro e gli avrebbero svuotato la cassaforte che Cupo sapeva (per motivi che non vi raccontiamo) essere collocata dietro uno specifico quadro in sala. Prendendo i dovuti accorgimenti doveva essere un colpo lineare, pulito. E invece…
 E invece dietro la porta di casa Marchetti si cela un incubo che i tre ragazzi non avrebbero mai potuto immagine né sognare nelle loro notti più nere. Ma qui ci fermiamo perché altrimenti vi sveliamo troppo.

Avrete già capito dalla trama che siamo di fronte a un noir che vira sui toni dell’horror. È il genere più congeniale all’autore che, da grande appassionato di film horror, soprattutto degli anni ‘70-‘80 non manca di inserire molti omaggi e riferimenti ai suoi registi preferiti. La struttura stessa del racconto, come vedremo, ha un andamento quasi cinematografico, ma andiamo con ordine.

Gli snodi della trama sono assolutamente originali e pieni di dettagli che identificano chiaramente lo stile dell’autore, per esempio i molti omaggi ai film di Avati, Bava e Tarantino. Forse, però, a causa della poca esperienza dell’autore, emergono alcune ingenuità nella distribuzione degli indizi che tendono a limitare un po’ troppo la suspance.

Il libro scorre bene, un po’ perché vuoi sapere come va a finire (o meglio, vuoi scoprire se avevi ragione sulle intuizioni che hai avuto) e un po’ perché è piacevole da leggere,  grazie soprattutto alla pulizia del testo che mostra un ottimo lavoro di editing da parte della C.E..

La prosa  risulta ancora un po’ acerba, con molta insistenza su alcuni termini che sembrano particolarmente cari all’autore che ne fa un ampio uso. Ma si tratta di elementi marginali, che l’esperienza porterà sicuramente a risolvere.

Una delle particolarità maggiori di quest’opera è data dal taglio della narrazione, che è dichiaratamente cinematografico, con scene ben descritte, per lo più in interni, ricche di dettagli e dai dialoghi serrati.

Il libro è diviso in due parti. Nella prima veniamo catapultati in medias res nella vicenda principale (il furto), mentre nella seconda viene presentata la famiglia Marchetti prima dell’evento che cambierà completamente la loro vita e che anni dopo, ossia nel presente della narrazione, scombinerà totalmente i piani dei nostri tre antieroi.
Dopo un primo capitolo al cardiopalma, che ci mostra Skizzo chiuso dentro un bagno al piano superiore della villa che cerca di scappare dalla furia omicida di un “qualcosa” che si sta sfogando su Mago proprio fuori dalla porta, la linea cronologica s’interrompe e, con un lungo flashback, l’autore comincia a presentarci i personaggi. Da lì in poi tutta la struttura narrativa sarà un’onda che va e viene ora sulla villa, ora sulla preparazione del colpo, in un ritmo abbastanza ben padroneggiato. A questo andamento sinusoidale si aggiunge un continuo cambio di punto di vista, artificio molto interessante ma altrettanto difficile da gestire al meglio e, ancora una volta, il testo risente un po’ della mancanza di esperienza dell’autore.

I personaggi, invece, ci sono. Qui si vede, e bene, tutto lo studio di Ciardiello sulla credibilità di storia e personaggi. Sono ben calibrati, ottimamente caratterizzati, hanno dinamiche di interazione fluide e verosimili, ne vengono descritti dettagli che aiutano il lettore a visualizzarli e a collocarli nell’ambiente. Sotto questo aspetto, davvero un buon lavoro.

A noi della redazione il libro è piaciuto davvero molto e l’autore ha sicuramente del potenziale ancora inespresso che, se adeguatamente seguito e irrorato, può sicuramente fiorire. Anche lo stile promette bene, in quanto è molto creativo e riesce a valorizzare il libro nel complesso, nonostante le ingenuità di cui abbiamo parlato.

Come dicevamo a inizio recensione, si tratta di un noir a tinte horror e, per quanto non vengano mai descritte scene particolarmente splatter, si intuiscono alcuni dettagli che non sono assolutamente consigliabili a chi è di stomaco debole. Ci sentiamo quindi di consigliarlo solo a chi ama il genere o ne è davvero attratto.

E voi? Lo avete già letto? O siamo riusciti a incuriosirvi? Aspettiamo le vostre opinioni!

Ti potrebbero piacere

Rispondi