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RECENSIONE A “TRILOGIA DELLE TERRE ELFICHE” DI DANIELE CONTI

written by Arianna Giancola Gennaio 22, 2020

Bentrovati amici lettori!

Oggi vi parleremo della Trilogia delle Terre Elfiche, saga fantasy di Daniele Conti, classe ‘73, autore esordiente molto promettente, appassionato di viaggi e archeologia nonché membro del gruppo degli Angelers.

La saga è composta da tre romanzi: Le Rune di Winslar, Il sentiero degli Arcani e La luce dell’oscurità, tutti auto-pubblicati dall’autore, decorati dalle splendide copertine di Elia Baldanzi e distribuiti da Amazon Media EU S.àr.l.

In una terra abitata da elfi appartenenti a diverse razze, giunge un giorno una giovane umana con il figlioletto in fasce. Prima di morire la donna affida il pargolo a una coppia di elfi, Antunes e Leanor, che gli daranno il nome di Losnar e lo alleveranno come uno di loro.

Losnar cresce in un ambiente che lo osteggia per la sua diversità, con il solo sostegno dell’amore dei genitori adottivi e di pochi fidati amici, fino a quando lo zio Hyram non lo prende sotto la propria ala protettrice. Una volta terminato l’addestramento con lo zio, il ragazzo parte con lui alla ricerca della Pergamena del Fato, un manufatto che gli potrebbe permettere di diventare un elfo a tutti gli effetti.

Nel frattempo, in una cavità dei Monti Oscuri prospera la razza degli elfi oscuri che da decenni sono confinati nel sottosuolo. Infatti, dopo una rovinosa guerra tra razze che aveva rischiato di distruggere la società elfica, il grande mago Winslar era riuscito a sigillare i drow (così vengono chiamati questi elfi del sottosuolo) nell’oscurità. Qui la razza è sopravvissuta creando una società fortemente militarizzata sotto il dominio tirannico della matrona Deyre, il cui unico scopo è quello di vendicarsi degli elfi di superficie e di conquistare il loro mondo.

Fra i suoi sudditi c’è il giovane Semak, figlio della stessa matrona, il cui animo nobile si ribella al suo dominio assoluto e il cui unico sogno è quello di abbandonare la società drow per poter vivere una vita semplice e libera, lontano dall’oscurità e dalla tirannia.

I due giovani finiranno fatalmente per incontrarsi nel momento in cui l’equilibrio del mondo rischierà di andare in frantumi.

La Trilogia delle Terre Elfiche è un fantasy di stampo classico, con numerosi rimandi all’ambientazione dei Forgotten Realms e alla saga di Drizzt.

Conti ha disegnato la mappa di un mondo molto variegato, con popolazioni di elfi caratterizzate da stili di vita e tradizioni molto diversi fra loro con i quali l’autore riesce a staccarsi dalla definizione classica di elfo (per quanto alcuni elementi rimangano imprescindibili) restituendoci una società con sfaccettature multiculturali davvero particolari, che nella tradizione appartengono più ai regni umani che non a quelli elfici.

Particolarmente ben riuscita è la descrizione del regno e dello stile di vita dei drow, che risulta ancora più incisiva quando viene mostrata attraverso gli occhi del giovane Semak, che ci permettono di sperimentarne la durezza e le difficoltà.

I due protagonisti principali dei libri sono senz’altro Losnar e Semak. Nonostante subito sembrino essere assolutamente agli antipodi, sono in realtà accomunati dalla stessa sensazione di non-appartenenza alla propria cultura di origine e dal forte desiderio di cambiare il proprio status.

Conti inserisce però anche numerosi altri personaggi all’interno della storia, molto variegati per razza, caratteristiche e capacità (che risulteranno, in molti casi complementari con quelle dei protagonisti, come in un party ben organizzato) e appartenenti a entrambe le principali fazioni.

Forse proprio perché i personaggi sono così numerosi, la loro caratterizzazione non risulta troppo approfondita, e le motivazioni che muovono i personaggi, così come le loro decisioni, ne risentono.

Per fare un esempio, prendiamo la tematica della diversità, elemento molto sentito all’interno della storia. La compagnia che, come nei più grandi classici, combatte per il bene è formata da appartenenti a diverse razze e ognuno dei membri è accettato dagli altri in modo quasi automatico e apprezzato per le proprie peculiarità. In una situazione simile suona un po’ stonato il fatto che proprio Losnar, il protagonista principale, per realizzare la propria storia debba modificare così tanto sé stesso.

Un maggiore approfondimento della sua psicologia avrebbe aiutato il lettore a comprendere meglio le motivazioni del suo desiderio, mostrando come non fosse un semplice bisogno di accettazione da parte degli altri, ma qualcosa di ben più profondo e radicato.

Anche la concatenazione degli eventi subisce lo stesso tipo di penalizzazione, e un’analisi più approfondita avrebbe forse reso l’opera più completa.

Si tratta tuttavia di elementi imputabili alla poca esperienza dell’autore, che riesce comunque a creare una serie di romanzi estremamente leggeri e godibili da chiunque e che ha dimostrato un talento davvero sorprendente in quest’opera prima così ambiziosa.

In particolare, ci sentiremmo di consigliarla a chi si avvicina al genere per la prima volta o a chi, pur apprezzando il fantasy, non se la senta di confrontarsi con le saghe più classiche e innegabilmente più pesanti.

Ora non resta che aspettare il suo prossimo romanzo, per vedere in che modo Daniele Conti saprà ancora stupirci. E voi lettori? Siete già corsi a immergervi nell’affascinante mondo delle Terre Elfiche?

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