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RECENSIONE A “SHADOLOVE” DI MATTEO PRATTICÒ

written by Arianna Giancola Giugno 11, 2019

Cari lettori, oggi la Redazione vi presenta la recensione a “Shadolove”, il romanzo d’esordio di Matteo Pratticò.

Matteo, nato a Polistena (RC) nel 1987, da molti anni vive a Roma, dove si è laureato nel 2012 presso l’Università di Roma Tre in Scienze della Comunicazione. Dal 2013 pubblica racconti brevi a tema horror e fantasy su varie antologie. Shadolove, pubblicato con bookabook, è valso all’autore il premio Giuria agli Holmes Awards 2019.

Lily, una vampira dal carattere cupo e sanguinario, ma dall’indole eroica, vaga da sessant’anni sulla terra, sospesa tra la malavita organizzata di Tokyo, Praga e Los Angeles. Ben presto si renderà conto che il mondo è pieno di mostri ben peggiori di lei: gli esseri umani.

Durante i suoi sessant’anni di eterna giovinezza, che sente più come una condanna che come un privilegio, Lily metterà a nudo la sua vera natura: non quella di vampiro assetato di sangue, sensibile all’aglio e ai paletti – come pensa il celebre scrittore della saga Shadolove – ma quella di eroina giustiziera, che cerca di arginare il lato oscuro degli uomini, salvando gli innocenti, come Nikolai, da un destino di violenze e abusi. (Seconda di copertina del romanzo)

Come è facile comprendere dalla trama che vi abbiamo appena presentato, il romanzo è un horror-fantasy che riesce finalmente a uscire dagli schemi, fin troppo sfruttati, del tema “vampiri”.

Con una strizzata d’occhio a Intervista col vampiro e un’altra (ma solo per gli appassionati) ai giochi di ruolo, la storia della vampira Lily si dipana attraverso ambienti molto diversi, dalla Tokyo, in cui tradizione e tecnologia convivono in modi difficilmente visibili altrove, passando per l’Ucraina rurale e i quartieri di Praga, fino ad arrivare alla moderna Los Angeles. Ogni scenario è rappresentato con brevi e sapienti tocchi di penna, che creano quadri appena abbozzati, ma molto efficaci.

Gli amanti di La saga di Geralt di Rivia (da cui è stata poi generata la famosissima serie di videogiochi The Witcher) potranno ritrovare in Shadolove lo stesso tipo di struttura: racconti (o eventi) a sé stanti legati tra loro dal filo conduttore del protagonista, in cui le scene sembrano realizzate più che altro come presentazione del personaggio, una sorta di puzzle che viene costruito capitolo per capitolo.

In ogni incontro di Lily, in ogni sua azione, emerge una parte della sua personalità, sfaccettata e intrigante, né buona né cattiva, ma in ogni caso profondamente umana, ed il tema dell’umanità è, forse, l’unico altro vero filo conduttore della storia.

Non sono io a trovare i mostri, direi che a volte sono loro a trovare me.

Forse per loro il mostro sono io.

Il libro si apre con questa citazione tratta da Dylan Dog che continua a risuonare lungo tutto il romanzo. Perché nonostante la sua natura, Lily comprende ben presto che i veri “mostri” non sono le creature del soprannaturale, ma gli uomini, che giocano con la vita altrui, che feriscono e infettano tutto ciò che toccano.

E come un vero eroe dei fumetti la vampira di trasforma in un giustiziere della notte, che per la ferocia con cui si scaglia contro le sue vittime (i veri mostri), ricorda il Rorshach di Watchman.

E molte delle scene rappresentate dall’autore sembrano realmente tratte dai fumetti di supereroi americani, come vividi fermo-immagine che spesso fungono da preludio all’azione.

Un esempio perfetto è quello in cui Lily staziona sul tetto di un palazzo, gloriosamente isolata da tutto, fissando un cartellone pubblicitario, con la città che si stende sotto di lei, mentre una brezza leggera le muove le falde del lungo cappotto di pelle e una luna di sangue domina il cielo notturno.

Molto apprezzabili sono anche le numerose citazioni che l’autore fa pronunciare alla protagonista, tratte per la maggior parte da film horror, che contribuiscono a caratterizzare ancora meglio il personaggio, e la conoscenza dimostrata dall’autore dei termini e delle tradizioni giapponesi.

Lo stile è davvero molto buono, accattivante, pulito, senza fronzoli, e la storia riesce a tenere avvinto il lettore fino all’ultima pagina.

L’unico punto che, forse, può lasciare un po’ spiazzati, è il passaggio dalla narrazione in prima a quella in terza persona ma, a parte una pura questione di gusti personali, si tratta sicuramente di un esordio estremamente promettente, con un finale intrigante che lascia spazio a molte domande nella fremente attesa del secondo capitolo della storia.

Un’ultima nota di merito, infine, va all’ottimo lavoro effettuato da bookabook sul testo, in cui per trovare un refuso è necessario munirsi di lente d’ingrandimento.

Per concludere, si può senz’altro dire che Shadolove è un romanzo che può essere apprezzato davvero da tutti, appassionati del genere e non, grazie all’incisività dello stile, alla costruzione meticolosa della psiche della protagonista e, perché no, anche per la sua lunghezza.

E voi cari lettori, avete letto questa storia di Matteo Pratticò? E se l’avete fatto, cosa ne pensate? Fatecelo sapere con un commento!

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