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“L’ARCHEPÀNTOS – LE ANTICHE VIE” DI MICHELE DI VIRGILIO – RECENSIONE

written by Francesco Lodato Aprile 19, 2021
Archepàntos - Le Antiche Vie - Di Virgilio - Copertina

L’Archpàntos – Le Antiche vie, il primo libro della saga omonima, ci trasporta oltre il velo che separa il nostro mondo da quello speculare, creato secoli fa dai più potenti tra gli stregoni.
Per sfuggire alle persecuzioni da parte dei cristiani, i maghi e gli incantatori crearono una frattura nella realtà dove tutti i perseguitati sarebbero stati finalmente al sicuro. Un luogo nel quale, da secoli, i templari sopravvissuti alla caduta del loro ordine cercano di penetrare per portare sui pagani la giusta vendetta di Dio.

Edito da Edizioni Mondo Nuovo nel marzo del 2021, si tratta del terzo romanzo di Michele Di Virgilio (classe 2004). Abruzzese di nascita, questo giovanissimo autore scrive la sua prima raccolta di racconti a soli sei anni. A dodici pubblica il suo primo romanzo: Il semidio perduto – rieditato da Edizioni Mondo Nuovo – e, nel 2019, esce poi Lily e Stefano, incentrato sulle tematiche di adolescenza, amore e bullismo. Nonostante la giovane età, quest’autore ha già vinto numerosi concorsi letterari. Le Antiche vie è il primo volume della trilogia L’Archpàntos.

Con la sua penna, Di Virgilio ci trasporta in un’Europa alternativa, popolata da tribù in guerra e percorsa da Galador, l’ultimo degli stregoni.
Nel 2024 un’improvvisa frattura nel velo, indebolitosi con il passare dei secoli, permetterà il passaggio tra i mondi a quattro ragazzi inglesi: Adrian, Rednic, Serena e Luna. Tra colpi di scena e strani eventi mistici, i protagonisti dovranno lottare per tenere in vita quel mondo, minacciato da un’incursione dei Templari e dalla nascita di un misterioso bambino che, stando a un’antica profezia, dovrebbe ripristinare la separazione tra le realtà.  

L’idea di usare due caratteri grafici differenti, per distinguere ciò che accade dai due lati del velo, è senz’altro ben riuscita, così come è interessante, per quanto non originalissima, la scelta di intestare i capitoli ai vari personaggi, variando di volta in volta il punto di vista della narrazione e creando, così, un romanzo corale.

Dalla lettura di questo romanzo emergono chiaramente innumerevoli influssi, letterari e non, della cultura popolare contemporanea, a partire dall’ormai classico Trono di Spade, passando per la saga di Assassin’s Creed (nella visione dell’ordine templare), a quella di Il Signore degli Anelli (soprattutto per quanto riguarda la figura e le vicende che coinvolgono l’anziano e saggio Galador, ultimo degli stregoni), fino ai cicli di Shannara (con il suo divieto) e della Torre Nera (molto simile alla torre dell’Archepàntos che dà il titolo alla trilogia).
Il testo riunisce caratteristiche proprie di ognuna di queste saghe, rielaborando in modo vivace e interessante quelli che sono ormai i moderni pilastri della cultura di genere.

Sebbene con qualche imperfezione nell’editing, il testo risulta scorrere piacevolmente e la narrazione è quasi sempre fluida. Si notano, tuttavia, delle difficoltà nella caratterizzazione e nella differenziazione dei personaggi – specialmente per quanto riguarda il linguaggio – che dovrebbero provenire da luoghi molto diversi e lontani tra loro. Si tratta, probabilmente, di una difficoltà legata al grandissimo numero di ruoli, alcuni dei quali sarebbero state delle ottime spalle.

Quella che, invece, risulta estremamente convincente e ben elaborata è la costruzione del mondo oltre il velo, che rappresenta un tentativo molto ben riuscito di un diverso sviluppo culturale per tribù che prendono origine dagli antichi Romani, Bizantini, Ottomani e popoli del Nord Europa.

Con la sua struttura frammentata ed episodica, L’Archepàntos è il libro perfetto per un moderno pubblico adolescenziale, grazie ai suoi segmenti narrativi attentamente scanditi e non troppo lunghi. Lo consigliamo quindi come un’ottima lettura introduttiva al genere, in special modo per tutti quei ragazzi che vogliono scoprire cosa sia il fantasy.

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2 comments

Laura Aprile 19, 2021 at 5:57 pm

Cosa intendi per divieto quando citi la saga di Shannara? Grazie e bella recensione!

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Francesco Aprile 20, 2021 at 7:30 pm

Ciao e grazie! Intendo che nel ciclo di Shannara (a partire da “Le pietre magiche” scopriamo che esiste in mondo parallelo e speculare alle Quattro Terre, (chiamato appunto il Divieto) dove secoli prima, grazie alla magia dell’Eterea, l’albero sacro degli elfi di Arborlon, vennero esiliati i demoni e molte altre creature di Ferie. Un luogo che alcuni protagonisti delle saghe più recenti per loro sfortuna saranno costretti a visitare.

Allo stesso modo (con le dovute differenze) qui l’autore da vita a un interessante mondo identico e speculare al nostro, separati dal velo, creato secoli prima dagli stregoni per scappare dalle persecuzioni. La cosa più interessante del romanzo è proprio il modo in cui l’autore immagina come queste popolazioni, trasportate oltre il velo, si siano più o meno sviluppate. Su tutte la casata Flavus, la cui ispirazione è chiaramente la Roma antica.

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