Bentrovati amici lettori!
Oggi torniamo a parlare di fantasy presentandovi un’opera d’esordio molto interessante: L’Altopiano dei draghi, primo volume della saga Le cronache di Giada, di Elisa Cavezzan. Il romanzo è stato pubblicato nel 2019 dalla casa editrice Argento Vivo Edizioni.
Questa promettente autrice trevigiana, classe 1990, ha due grandi passioni: gli animali e la lettura, con una spiccata predilezione, in quest’ultimo campo, per il fantasy e i manga giapponesi.
Come abbiamo detto, L’Altopiano dei draghi è la sua prima opera.
Giada è una sedicenne intelligente e sensibile, che vive la sua vita insieme ai draghi del villaggio Nord. Legatissima al fratello Sheed, un robusto drago rosso sputafuoco, studia con lui e con tutti gli altri giovani della sua età per diventare un drago adulto e trovare il proprio posto nella comunità.
La sua evidente diversità non è mai stata un problema e la sua vita scorre normale e felice fino a quando non viene contattata da Shaila, un bellissimo drago bianco che si definisce Guardiano dei draghi, che le rivela il suo vero destino: Giada non è un drago, ma un essere umano a cui il Creatore ha affidato il destino della sua specie.
La ragazza dovrà abbandonare tutto ciò che ama, per imparare a conoscere e a farsi accettare dalle altre razze che popolano il mondo, di cui ignorava persino l’esistenza, per dare gli esseri umani la possibilità di esistere ancora.
L’Altopiano dei draghi è senz’altro un bel romanzo d’esordio dalle altissime potenzialità.
Già all’inizio del racconto l’autrice ci fa sapere che il suo mondo è abitato da cinque diversi popoli, che vivono talmente separati gli uni dagli altri da ignorare persino la reciproca esistenza. Poi la scena si sposta tra la popolazione dei draghi, principalmente nel grande villaggio Nord dove Giada vive con la sua famiglia, e qui rimane fino alla fine.
Da parte della Cavezzan è stata una scelta davvero molto felice: concentrare la storia in uno spazio “ristretto” ha infatti consentito all’autrice di presentarlo in modo dettagliato e credibile, integrando al suo interno la vita della comunità, così importante per lo svolgimento della storia, senza eccessi e senza forzature.
La società dei draghi è unita e coordinata, senza stratificazione sociale (se non nel rispetto dovuto agli anziani) e caratterizzata dalla condivisione e dall’aiuto reciproco il cui scopo mira alla prosperità dell’insieme e alla sopravvivenza (ne è dimostrazione il fatto che tutto il cibo venga portato al centro del villaggio e che tutti ne debbano godere, a prescindere da chi lo abbia procurato). L’ambiente che circonda il villaggio è variegato e sorprendente, popolato da una flora e da una fauna fantasiose e interessanti, di cui impariamo a conoscere i dettagli con il passare del tempo, proprio come se assistessimo alle lezioni insieme ai giovani draghi.
Anche i personaggi sono molto ben caratterizzati e variegati anche se alcuni, forse, con un piccolo eccesso di idealizzazione che li rende un po’ troppo utopistici per essere credibili. Ne sono un esempio Dharma e Belios, i genitori adottivi di Giada: sempre presenti, sempre pronti ad aiutare, ascoltare, sostenere. Persino quando sono arrabbiati restano gentili e sorridenti, per poi chiedere scusa quando si rendono conto di aver fatto qualcosa che non incoraggia i figli al cento per cento. Ma è una caratteristica che accomuna più o meno ogni drago adulto del villaggio, con l’eccezione di Kolos il cuoco che, almeno, ogni tanto perde anche la calma.
Nel complesso la storia è molto carina e scorrevole, scritta con uno stile semplice e piacevole che porta il lettore a immergersi letteralmente nel racconto, fatte salve alcune scelte sintattiche (come la profusione di d eufoniche presenti all’interno del testo) che tendono a disturbare la lettura creando dei veri e propri inciampi. Pochi i refusi.
Uno degli elementi che abbiamo particolarmente apprezzato è il modo in cui la protagonista supera gli ostacoli che man mano le si parano di fronte: in primo luogo c’è sempre l’intelligenza, seguita a ruota dalla capacità di empatizzare e, infine, quando neppure queste doti sono sufficienti, c’è sempre la rete di sicurezza creata dall’appoggio di amici e famigliari. In quest’ultimo caso le maglie più forti di tale rete sono rappresentate da Sheed, il fratello di Giada, e da Kice, il suo migliore amico.
In generale possiamo dire che il romanzo di Elisa Cavezzan si fa apprezzare molto facilmente soprattutto per due elementi in apparente contrasto fra loro: l’originalità e la familiarità. L’autrice è riuscita, infatti, a sfruttare da una parte la tematica poco comune della vita all’interno della comunità dei draghi e dall’altra a richiamare elementi rassicuranti e familiari (il trio di amici, la vita scolastica, le lezioni su strane piante e animali, il gioco basato sulle tattiche di volo… non vi ricordano nulla?) uniti a uno stile bello, semplice e pulito, che fa immediatamente pensare a una ben più famosa autrice.
Resta forse ancora qualche ingenuità nell’equilibrio generale della storia, che in alcuni punti, pur rimanendo interessante, tende ad assomigliare alle pagine di un ipotetico diario della protagonista e, di contro, precipita un po’ troppo in fretta verso la fine. Nonostante questo resta sicuramente una bellissima opera, adatta a un pubblico abbastanza vasto, anche se, forse, almeno questo primo capitolo della saga potrebbe essere apprezzato maggiormente da un pubblico di giovani adolescenti che di adulti.
Siamo comunque certi che, avendo la possibilità di maturare un po’, l’autrice saprà certamente arrivare a ben altri livelli.
E voi lo avete già letto? Che ne pensate? Lasciateci un commento per dirci la vostra!