Home Racconti PIÙ CONOSCO GLI UOMINI, PIÙ AMO GLI ANIMALI

PIÙ CONOSCO GLI UOMINI, PIÙ AMO GLI ANIMALI

written by Redazione Maggio 24, 2021
Uomini-Animali-Racconto-Pancamo-Copertina

Racconto di Pietro Pancamo

Il Signore Dio «scacciò
l’uomo e pose ad oriente
del giardino di Eden
i cherubini e la fiamma
della spada folgorante,
per custodire la via
all’albero della
vita» (Genesi 3,24).

I

I cherubini lavoravano intorno alla spada incandescente: vi gettavano dentro legna e carbone perché non si smorzasse il suo splendore; con le molle sistemavano i pezzi di legno per far attecchire meglio il fuoco.
Si trattava comunque di un lavoro che, molto presto, avrebbe perso ogni utilità: ormai da secoli il mondo era in pace e vi regnava il bene, tanto che gli uomini avevano riconquistato il diritto all’Eden. Quindi, non c’era più bisogno di sbarramenti o di ostacoli divini. Pure, quella spada fiammeggiante non smetteva di ardere.

Sulla Terra tutti i mali erano scomparsi: niente guerre, nessuna prepotenza, droga esaurita, estinte per sempre le grida di dolore (ormai restavano soltanto quelle “commerciali” e insistenti dei fruttivendoli al mercato). Dunque, perché il sacro Dio non ordinava ancora di rimuovere la spada e di spegnerla in eterno?

Questo si domandavano i cherubini indaffarati con la legna, mentre una perplessità mista a noia e desolazione angustiava i loro pensieri.

II

Miagolava, il superno gattino, coccolato a perdigiorno dalle buone mani del Salvatore.
Il sacro Dio non era mai stanco di vezzeggiare: nemmeno i malori gli impedivano di gingillare il suo gattino. E quel giorno le sue erano moine gravate dal mal di testa: perché il suo cervello gli aveva mandato di traverso i nocivi rimasugli di sonno insufficiente e sofferto.

Il sacro Dio continuava sì, anche quel giorno (un umido lunedì celeste) a molcire il bel gattino (“Picci picci, pucci pucci”, gli sussurrava) però si sentiva triste e frastornato.
Intanto guardava la Terra con gli occhi cisposi. E una vertigine di nausea gli percorreva lo stomaco.

Da epoche lontane e persino indistinte nel passato, gli uomini erano diventati saggi e virtuosi. Ma il sacro Dio non riusciva a essere felice.
Abbandonando i peccati e riavvicinandosi alla fede, gli uomini si erano gagliardamente redenti e trasformati: generosi col prossimo, erano rispettosi del padre e della madre. Inoltre non rubavano mai, s’impegnavano febbrilmente a non dire falsa testimonianza, non erano affatto invidiosi della roba altrui, non desideravano assolutamente la donna d’altri e facevano del tempo un pretesto di vita e preghiera.

Il sacro Dio vedeva e sapeva tutto ciò. E pur approvando fiero i progressi degli uomini, non gioiva, non celebrava. Anzi, un pensiero lo tormentava acidamente. Un pensiero ossessivo e maniacale che, millennio dopo millennio, aveva riempito d’incubi le sue notti e la sua anima, scatenandogli nel cuore un crescendo ininterrotto d’esasperazione. Già, il suo dolore aumentava, s’irrobustiva!
… E arrivò al culmine proprio quel lunedì.

“Uomo!”, sbottò infatti il sacro Dio, tenendo in braccio il superno gattino. “Uomo!” – ripeté, con un tono di voce allucinato, oscillante fra il magico e l’assorto – “Tu sei migliorato. Sei adesso la mia creatura più grande: la mia opera perfetta. Uomo, tu sei pio, nobile, puro… solo una cosa ti manca. Oh, perché… perché…” – il sacro Dio cambiò espressione, mutando la voce in un pianto furibondo – “Perché non miagoli? Perché??”.

Gridando di rabbia e delusione, il sacro Dio scagliò contro la sua opera non il martello di Michelangelo, ma il secondo diluvio universale.
Orrende piogge tropicali caddero ovunque: anche a San Gemini in provincia di Terni.

III

I conti tornavano, ora: due guerre mondiali, due diluvi universali.
Un cherubino se ne accorse, smise di buttare legna nella spada fiammeggiante e, contemplando gli uomini che affogavano sulla Terra, disse: “Beh, quelli che sopravvivono li possiamo finire nella vasca da bagno, no?”.

Ti potrebbero piacere

Rispondi