Cari lettori di Universo Fantasy, oggi recensiremo per voi “My Bloody Deadly Love”, il seguito di “My Bloody Deadly Crush”, pubblicato nel 2017.
La scrittrice, Chiara Lipari, è davvero giovanissima. Classe 1998, dopo essersi diplomata al Liceo delle Scienze Umane ha da poco cominciato l’università. Studia lettere moderne con un particolare interesse per la drammaturgia antica. Questi suoi romanzi d’esordio sono senza alcun dubbio lo specchio della sua giovinezza, e oggi vi parleremo solo del secondo di questi.
Il romanzo inizia in medias res, con gli effetti degli eventi che sono stati delineati nel primo romanzo. Nonostante infatti la trama di questo libro sia perfettamente comprensibile anche tenendo in mano solo questa seconda parte della storia, i mille riferimenti mai veramente spiegati rendono assolutamente necessario rispolverarsi la prima parte della storia, in quanto manca un prologo che faccia un recap di quello che è successo nel libro precedente.
La storia si apre con una curiosa combriccola di umani e non proprio umani che dà la caccia a dei non-morti. All’interno di questo gruppo spicca Crystal, bella bionda che è stata recentemente trasformata in vampiro dal suo innamorato, il Professor Smirnov, che è morto tragicamente. Proprio il tema della morte e scomparsa della persona amata è il filo conduttore dell’intera vicenda, ciò che muove i protagonisti principali. Oltre alla giovane vampira abbiamo infatti Scarlett, sua compagna di classe e cacciatrice di non-morti, che ha anche lei perso il suo amore, l’angelo della morte Tristan, proprio per colpa del sopracitato Smirnov. Le tensioni tra Crystal e Scarlett, ognuna colpevole di aver causato una grave perdita nell’altra, ci accompagnano per tutta la durata del libro. A loro si affiancano un gruppo di non-morti, cacciatori, nephilim e addirittura arcangeli, che per gran parte del libro impiegano il loro tempo a bisticciare come nel più classico drama scolastico.
La trama, che per il primo terzo del libro procede in modo molto lento, senza una particolare direzione, si dipana pian piano a seguito della scoperta che una setta locale, chiamata i Rianimatori, sta apparentemente cercando di riportare in vita un potentissimo demone che, almeno secondo una profezia, dovrà governare sul mondo e riportare la pace con la forza.
Tra litigi, nuove inaspettate alleanze e più o meno attesi tradimenti, il gruppo cercherà di evitare questa tirannia destinata ad abbracciare il mondo, ma nulla è come sembra. Alla fine, tutte le loro convinzioni verranno sconvolte e dovranno fare i conti con le loro scelte, in un finale senza alcun dubbio inaspettato.
Il punto di forza di questo libro è proprio la trama che, pur presentando i canoni classici dello urban/supernatural fantasy, sa comunque sorprendere e presenta una certa complessità. Sarebbe però stato meglio dare più spazio a tutti gli accadimenti della seconda metà del libro, per permettere al lettore di sedimentarli meglio, e anche per far proseguire la storia con più completezza, concretizzando di più certe situazioni e permettendo al vero potenziale di questa storia di mostrarsi.
Il grande punto di debolezza del romanzo è invece il modo a volte un po’ confuso in cui è scritto. Il libro infatti presenta un numero estremamente elevato di personaggi, ma quelli davvero importanti allo svolgimento della trama sono molto pochi. La maggior parte di loro non ha un vero spazio, una vera caratterizzazione, compaiono solo in gruppo e come risultato sono poco delineabili, facili da confondere e tolgono spazio e chiarezza al libro. Inoltre, molti di questi personaggi dovrebbero essere figure quasi “divine”, vive da migliaia di anni, e il loro comportamento e linguaggio quindi dovrebbe evidenziare la cosa. Invece, anche personaggi come arcangeli o addirittura l’angelo della morte si esprimono come teenagers petulanti, creando una generale piattezza nella caratterizzazione, in quando non esistono sfaccettature che davvero distinguono tra loro i protagonisti.
Infine, anche se questa è sicuramente una critica dettata dal gusto personale, scrivere un romanzo in prima persona presente rende il tono molto simile a quello del diario di un’adolescente, mentre un linguaggio diverso avrebbe potuto dare un peso diverso alla storia.
In conclusione, ci sentiamo di dire che, nonostante stilisticamente My Bloody Deadly Love sia indubbiamente un romanzo che andrebbe un po’ rimaneggiato e rivisto, la sua trama avvincente lo rende una piacevole lettura e la semplicità con cui è scritto lo rende piuttosto scorrevole. Lo consigliamo a tutti i giovani appassionati di urban fantasy che amino i colpi di scena e il ribaltamento delle classiche dicotomie buono/cattivo.
E voi cari lettori, avete letto questa storia di Chiara Lipari? E se l’avete fatto, cosa ne pensate? Fatecelo sapere con un commento!