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“PIRIN” – LA TRILOGIA ATIPICA DI SEBASTIANO B. BROCCHI

Pirin - Trilogia di Sebastiano B. Brocchi

Solitamente una trilogia di libri si ritrova a portare avanti una storia ben definita: prende un personaggio, lo mette in un luogo definito, imbastisce una trama e ci accompagna per mano da un punto A ad un punto B, magari con qualche piccola divagazione, motivo per cui la prima cosa che colpisce di Pirin, trilogia fantasy di Sebastiano B. Brocchi è come i tre libri siano legati da uno “scopo” comune, ma sono anche elaborati in maniera decisamente differente l’uno dall’altro.

La trama si può riassumere in poche parole:

Helewen accoglie nella sua Villa delle Magnolie il giovane Domenir e passa le sue giornate raccontando al giovane della sua stirpe, i Pirin, ormai praticamente estinti, ma che un tempo erano riconosciuti come uno dei popoli più prosperi e longevi della terra. La storia della loro creazione, la loro evoluzione e la loro caduta viene affidata dal padrone di casa al piccolo ospite, che ha il compito di trascrivere questa avventura mai raccontata.

Come abbiamo già anticipato, i tre volumi sono abbastanza differenti per quanto riguarda la forma: il primo volume, Le Memorie di Helewen, è una sorta di vero e proprio corpus mitologico della terra in cui avvengono le avventure della donna; come una sorta di Silmarillion, ci troviamo davanti ad una rievocazione dell’origine di tutte le cose, con una serie di racconti che portano alla luce vicende più o meno importanti della storia dei Pirin. Nel secondo, Hairam Regina, va invece a delinearsi un tipo di narrazione più in linea con il fantasy classico, si inizia ad intuire una trama, conosciamo un giovane Helewen e, nonostante siano presenti ancora frammenti della storia Pirin, il filo narrativo si concentra maggiormente sul passato del nostro narratore. Infine il terzo, Le Gesta di Nhalbar, ci riporta al presente, dando una conclusione all’intera vicenda.

Già dalle prime pagine, è ben chiara l’attenzione dello scrittore per i dettagli. I luoghi e i personaggi sono tantissimi, ma ognuno di questi è ben connotato ed impreziosisce tantissimo la storia; anche se a volte, con una tale trama imbastita, risulta incredibilmente difficile tenere a mente tutto e spesso si è costretti a ritornare indietro per chiarirsi la mente sull’origine di un determinato personaggio o l’arrivo in un determinato luogo. Ovviamente, per chi è abituato a leggere storie fantasy impegnative, la difficoltà è certamente limitata. Difatti, ciò non indica necessariamente una mancanza da parte dell’autore, ma una certa ripetitività nei nomi e il supporto facilitato tramite appendice e mappa del mondo che stiamo esplorando, sono stati fondamentali nei momenti in cui ci ritroviamo a passare da un filone narrativo ad un altro.

Nonostante questi piccoli momenti di confusione però, i personaggi, anche quelli secondari, risultano ben caratterizzati, non sono semplici pupazzi all’interno della trama, ma si inseriscono nella storia con facilità e la arricchiscono, creando un altissimo interesse nei dialoghi che sono, specialmente nel secondo libro, alcune delle parti più interessanti dell’intera trilogia. Funzionano un po’ meno i lunghi monologhi di alcuni dei protagonisti, che spesso si ritrovano a portare avanti lunghe spiegazioni che da un lato ci aiutano a comprendere gli eventi e le dinamiche, ma che dall’altro ci strappano dal flusso narrativo e rendono difficile rientrare nella storia e immedesimarsi completamente.

I luoghi della storia, infine, risultano incredibilmente diversificati, mai leggendo le descrizioni dei posti in cui i protagonisti si avventurano ci siamo immaginati lo stesso posto; ogni valle, ogni montagna, ogni foresta rimandava nella nostra mente un’immagine diversa, rendendo il tutto più autentico e piacevole. Questi sono punti di forza che l’autore ha certamente considerato per affascinare i lettori.

In definitiva, ci troviamo davanti ad un fantasy che si ispira chiaramente ad altre famose opere di genere, ma che allo stesso tempo riesce ad essere originale e a non far pesare affatto la lunghezza di ogni volume. Ci sentiamo quindi di consigliare sicuramente questi libri di Sebastiano B. Brocchi ad un pubblico adolescente che vuole approcciarsi a letture più impegnative ma soprattutto ad un pubblico adulto in grado di apprezzare la natura mistico-filosofica di molti dialoghi presenti nei romanzi, al fine di apprezzare nonché esplorare un mondo nuovo in ogni sua sfumatura e che adorerà la varietà di personaggi presenti.

In conclusione, consigliamo anche l’avventura ispirata all’universo fantasy di Pirin, “Eselmir e i cinque doni magici”, sviluppata da Stelex Software. Si tratta di un’avventura grafica punta e clicca 2D che racconterà la storia di Eselmir e del suo viaggio alla ricerca dei cinque doni magici perduti di re Theoson. Un gioco che condurrà il giocatore a scoprire un mondo immaginario studiato fin nei minimi particolari, per un divertimento assicurato. Un gioco fantasy che cattura e stupisce per celare racconti nel racconto…consigliatissimo!

“PIRIN” – LA TRILOGIA ATIPICA DI SEBASTIANO B. BROCCHI was last modified: Novembre 28th, 2019 by Giulia De Filippo
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