Piccola incursione nella fantascienza per il nostro #lunedìdellerecensioni.
Torniamo nel mondo di Delos Digital con Ladri di tempo, romanzo breve a quattro mani di Vincenzo Romano e Linda Talato per la collana Chew-9.
Gli Autori
Linda Talato Linda Talato, classe 1986, è nata e cresciuta a Piove di Sacco, in provincia di Padova. Laureata in Scienze Politiche, lavora in ambito commerciale e nel tempo libero scrive.
Per Delos Digital ha pubblicato Pepetual Life One (nella collana Dystopica) e Case Study One (per la collana Crime). Il suo racconto Lo Stagno è stato selezionato tra i dieci vincitori della seconda edizione del concorso letterario Lo Scrigno dei Racconti e inserito nella raccolta Le Migliori Storie da Lo Scrigno dei Racconti vol.2 pubblicato da Runa Editrice.
Insieme a Vincenzo Romano ha scritto Alienazione, racconto contenuto nella raccolta Oltre lo Specchio, edita da Dark Zone Edizioni e patrocinata da Amnesty Italia.
Vincenzo Romano, beneventano classe 1980, si occupa di Sistemi di gestione della Qualità e Salute e Sicurezza sui luoghi di lavoro.
Nel 2016 pubblica il suo primo romanzo fantasy, Mezzosangue, con 0111 Edizioni. Nel 2019 cura l’antologia a scopo benefico I viandanti di Eirahn. Nel 2021 scrive con Linda Talato il racconto Alienazione per l’antologia, patrocinata da Amnesty International, Oltre lo specchio di Dark Zone Edizioni. Nel 2022 pubblica, con Tiziana Irosa, il romanzo Al posto tuo. Nel 2023 fonda il progetto The Good Dragons Inn, incentrato su gioco di ruolo e solidarietà.
Dal 2024 Linda Talato e Vincenzo Romano curano insieme la collana Dystopica di Delos digital.
La Trama
Dopo un incidente disastroso, Soria viene salvata quasi per miracolo ma la sua vita è agli sgoccioli. Quando uno strano individuo le propone di restituirle un po’ del tempo che l’incidente le ha sottratto, la donna pensa a uno scherzo crudele ma, ben presto, scoprirà che è molto di più.
È davvero possibile vivere per sempre? E che ruolo ha la versione modificata del Chew-9 in tutto questo?
Storia e Stile
Linda Talato e Vincenzo Romano hanno portato avanti un percorso, iniziato tempo fa con le loro prime opere a quattro mani, superando una soglia importante.
Più che un romanzo di fantascienza, infatti, questo è un romanzo psicologico, un viaggio all’interno della mente di Soria, la protagonista.
E questo significa che più che da eventi, la trama è caratterizzata da stati mentali, cambiamenti di stato determinati da incontri che possono essere riassunti in quattro momenti fondamenteli:
- L’incontro con Kairos
- La prima “vittima”
- L’ultima “vittima”
- L’incontro con la madre
L’incontro con Kairos è il motore che muove tutto. Non tanto per la proposta che viene fatta da questo strano personaggio, quanto per il momento particolare in cui tale proposta avviene. D’altra parte, Kairos è proprio un’antica definizione del tempo, intesa come momento in cui qualcosa di speciale avviene.
“Tempo, tempo… Il tempo è fondamentale. Il tempo è l’inizio e la fine di tutto.”
Se Soria non si fosse trovata d’un tratto alla “fine del suo tempo”, avrebbe accettato una proposta simile? Kairos sfrutta un momento psicologico molto particolare, caratterizzato da paura e insicurezza, per proporre qualcosa di agghiacciante mascherando l’atto dietro una patina di etica: […] la persona a cui prendi il tempo deve dartelo volontariamente. Non puoi ottenerlo con la forza.
La prima “vittima” cancella ogni restante insicurezza: è il punto di partenza per una vita infinita, per l’immortalità. E se è la vittima stessa a voler cedere il proprio tempo in cambio di un sollievo di pochi istanti, come può Soria sentirsi in colpa?
Una volta varcata quella soglia non si torna indietro e, infatti, seguono un’infinità di altre “vittime”, di altri sacrifici dei quali però non ci viene detto nulla.
L’ultima “vittima” segna invece l’inizio di un altro cambiamento. La speranza dell’immortalità è svanita, così come forse il desiderio di continuare a quel modo. Ma a parte l’impatto emotivo che le sue stesse scelte hanno sulla protagonista, quest’ultimo incontro ha valore perché permette quello con la madre. Ora, per la prima volta, Soria si rende conto di qualcosa: che la scusa “etica” alla quale si è aggrappata fino a quel momento non regge, che un momento in cui si è convinti di qualcosa può essere, appunto, solo un momento.
E che non si può ingannare il tempo più di tanto.
È la fine di un lungo percorso che si conclude con una decisione. Quando ha incontrato Kairos, Soria era stata in qualche modo privata della possibilità di scegliere. Era stato il destino a decidere per lei e lei si era ribellata. Ora, invece, compie una scelta differente, quasi in una sorta di compensazione. La cosa più interessante è che non si tratta di senso di colpa, ma della chiusura di un ciclo. Una libera scelta che è un estremo grido di libertà.
Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il lungo viaggio compiuto da Talato e Romano. Lo stile è ormai maturo, potente, immersivo. Ogni pagina, ogni battuta di dialogo, ogni singolo termine risultano essenziali e indispensabili.
Tra l’altro, non si avverte minimamente la presenza di due menti diverse oltre la pagina e la scrittura fluisce rapida e sicura, senza esitazioni né stonature.
Ambientazione e personaggi
In un contesto simile, l’ambientazione risulta quasi superflua, più uno sfondo davanti al quale muovere i personaggi che un mondo nel quale immergerli.
Dato che la maggior parte della storia si svolge nella psiche della protagonista, infatti, lo scopo reale dell’ambientazione in questo romanzo è quello di “regolare le luci sulla scena”, di trasmettere un’impressione al lettore, di fornirgli appena un’idea di ciò che potrebbe ragionevolmente aspettarsi. Sappiamo dunque di essere da qualche parte nel futuro, in un mondo in cui esistono delle colonie spaziali, ma senza che la vita sia cambiata poi molto per i mortali.
Sebbene il worldbuilding e le descrizioni siano praticamente assenti, non se ne sente poi troppo la mancanza. Le brevi pennellate sono sufficienti a creare l’atmosfera e, d’altra parte, questo permette al lettore di concentrarsi su ciò che è davvero essenziale: i personaggi.
La narrazione in terza persona è quasi totalmente incentrata su Soria. È lei che seguiamo nel suo percorso evolutivo, è sua la psiche che impariamo a conoscere e a interpretare. Ed è attraverso i suoi occhi che viene filtrata la conoscenza degli altri personaggi.
Fino a quando non viene messa davanti a una nuova realtà che cambia la sua e la nostra concezione.
Tornando indietro, allora, come lei mettiamo in dubbio percezioni e interpretazioni. E a quel punto il lettore si trova davanti a un romanzo nuovo, più sfaccettato e profondo di quanto avrebbe immaginato.
L’unica pecca a quest’opera chi scrive la trova nell’epilogo, quasi un fan service esplicativo che forse si sarebbe potuto gestire in modo differente, giacché stacca molto dal tono e dalla profondità del resto del testo.
Ma si tratta di sfumature e di gusti personali, che poco hanno a che fare con l’autentica qualità del romanzo.
Conclusione
Ladri di tempo di Linda Talato e Vincenzo Romano è un romanzo breve, ma che lascia un’impressione profonda e spinge alla riflessione anche molto tempo dopo la parola fine.
Nonostante questo, si tratta di un’opera alla portata di un pubblico abbastanza vasto, forse perlopiù di lettori forti ma che può sicuramente affascinare, con la sua originalità e profondità, anche chi esita a provare qualcosa di nuovo.