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LA LEGGENDA DI VOX MACHINA

written by Francesco Lodato Aprile 29, 2022
Vox Machina - Recensione - Copertina

Avremmo dovuto parlare molto prima di The Legend of Vox Machina e non lo abbiamo fatto per un motivo molto semplice: siamo stati colpiti dalla “sindrome del d20”.

Dopo aver divorato la serie animata, per mesi siamo stati impegnati a fare rotolare i dadi sul tavolo, incapaci di accorgerci che il mondo era andato avanti senza di noi.

Che ormai quella di Dungeon & Dragons, nonché del gdr in generale, sia la moda del momento (con buona pace dei film Marvel), è sotto gli occhi di tutti. Non solo per le numerose citazioni cinematografiche e televisive (da Stranger Things a The Big Bang Theory passando per il bellissimo Onward) ma anche per uno sdoganamento generale del fenomeno, che vede le aree games delle fiere di settore ormai prese d’assalto da orde di aspiranti esploratori di dungeon.

La leggenda di Vox Machina cavalca pienamente quest’onda, facendo quello che ogni giocatore sogna da sempre: vedere trasposte le proprie avventure.

Lì dove G.R.R Martin (eh sì, anche lui grande appassionato di D&D) ha cercato di farlo attraverso la scrittura, il mondo del piccolo schermo ha invece attinto a piene mani da uno dei fenomeni di culto della rete.

Per chi non lo conoscesse, Critical Role è un web show americano, nel quale giocatori più o meno famosi vengono ripresi durante le loro sessioni di GDR.

A metà tra una webserie e uno spettacolo d’intrattenimento, lo show ha riscosso un successo planetario (tanto da aver generato una versione nostrana) finendo per diventare, appunto, una serie animata.

La leggenda di Vox Machina traspone efficacemente sullo schermo le vicende e i personaggi della prima campagna giocata da parte del gruppo di Critical Role, nel quale spiccano i volti noti di tre nerd già famosi come Matthew Mercer, Ashley Johnson e Marisha Ray (rispettivamente un doppiatore, un’attrice e una presentatrice che non hanno mai nascosto le loro spiccate inclinazioni verso la cultura pop).

Trasmessi a partire dal 28 gennaio 2022 su Prime Video, i 12 episodi della prima stagione risultano sboccati, volgari, a tratti epici e indubbiamente provocatori, rispetto ai comuni canoni del fantasy.

Infatti, sebbene partano da concetti basilari, potremmo dire anche stereotipati, le caratterizzazioni fin troppo moderne di ciascuno dei protagonisti stridono talmente tanto con la classica figura dell’elfo ranger (un esempio per tutti), da contribuire a una costruzione sorprendentemente naturale dei personaggi.

Senza addentrarci troppo nella narrazione della serie, vogliamo puntare l’attenzione su alcuni dettagli narrativi. In primis il violento passaggio generazionale esplicato nei primi secondi del primo episodio.

I più attenti avranno notato che il gruppo di avventurieri, disegnati in stile anni ‘80 e dal linguaggio aulico, uccisi immediatamente dalla misteriosa creatura, sono le versioni invecchiate degli eroi protagonisti del cartone animato “Dungeon & Dragons” del 1983.

L’intero concept della serie tv gira proprio attorno al rinnovamento del gioco e dei giocatori, al passaggio generazionale tra due mondi troppo diversi per coesistere.

La leggenda di Vox Machina non mostra più gli eroi senza macchia tipici degli anni ‘80 – ‘90, ma come il GDR da cui trae ispirazione, oggi punta l’attenzione su un gruppo di mercenari dal cuore d’oro, dalla natura indubbiamente ambigua e volgare ma fondamentalmente positiva, un po’ come il caro vecchio Conan il barbaro di Howard.

Secondo poi, tra i pregi della serie che i veri nerd avranno apprezzato, c’è la mancanza di didascalicità.

Il pericolo degli spiegoni era ovviamente dietro l’angolo, ma gli autori sono riusciti a mostrare e far capire (senza quasi bisogno di parole) le combinazioni di classi e razze cui appartengono i protagonisti (anche se qualche eretico ha scambiato un Goliath per un mezz’orco), riuscendo a rendere perfettamente ciascuna delle abilità presenti nel gioco e inserendone l’utilizzo in maniera narrativa all’interno degli episodi.

In definitiva, sebbene non adatto a un pubblico sotto i dodici anni, la serie risulta perfettamente godibile e ben bilanciata, con un mix di intrigo, avventura e combattimenti che la rende adatta a ogni tipo di pubblico, rendendo giustizia tanto al gioco da cui trae ispirazione, quanto alle nuove generazioni di giocatori di ruolo.

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