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GLI EREDI DI ARCANIA – I SETTE PRETENDENTI (PARTE 6)

written by Redazione Gennaio 25, 2021
Eredi Arcania 6 copertina

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Mia sorella è sempre stata un’ingenua. Ha il vizio di credere nelle persone, perfino in quei bastardi egoisti dei nostri genitori. Si ostina a vedere il lato migliore della gente, anche quando questo non esiste. Non è un qualcosa derivato dalla trasformazione, sin da bambina trovava sempre il modo per giustificare le azioni di chiunque. Ancora oggi, dopo tutto il male a cui ha assistito, Aleia pensa che esista per tutti una qualche forma di redenzione. Persino per me. La capacità di continuare a sperare, anche davanti alle peggiori bassezze umane, è sempre stato il suo peggior difetto. Così come l’altruismo è il suo principale punto debole, sfruttato abilmente dai nostri comuni nemici per neutralizzarla. Aleia si lancerebbe nel fuoco senza esitazione per salvare tanto un’innocente quanto un assassino ed era prevedibile che avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutare il figlio del defunto re. Mia sorella non si rende conto dei rischi inutili che corre continuamente. Come quando decise di aiutarmi a fuggire dai mercenari Hurd che mi davano la caccia. Dal giorno in cui morimmo, il suo atteggiamento è perfino peggiorato. Si è convinta che il potere dell’Idra ci renda praticamente invincibili, ma non è così. Una lezione che ha appena imparato a proprie spese. È vero, invece di pontificare potrei intervenire e risolvere la situazione, ma preferisco continuare a restarmene acquattato tra la vegetazione sgranocchiando pistacchi. Sarebbe semplice far fuori i quattro cialtroni incappucciati appena entrati nella tenda, ma in questo modo non otterrei le informazioni che cerco. Non voglio essere frainteso, sempre che questo sia possibile: non permetterò che qualcuno uccida mia sorella. Quando troverò il modo, osservare la vita scorrere via dai suoi occhi agonizzanti sarà un mio esclusivo privilegio, ma so per esperienza quanto il corpo e la mente di Aleia possano sopportare, quindi non mi preoccupo più di tanto. Ritengo sia più utile restare in disparte, spiando i movimenti dei tre uomini e della donna che si sfilano i cappucci rivelando i propri volti, facce che non mi dicono nulla. Osservandoli, non saprei dire a quale casata possano appartenere e studiandoli attraverso la pesante copertura della tenda, non riesco a scorgere alcun dettaglio utile. Sono colpito. Ho sempre pensato di essere un buon “osservatore”, di saper leggere le persone, ma questi tizi non mi dicono proprio niente. Nessun odore particolare, nessuna inflessione o accento nel tono della voce. Nonostante usi gli altri sensi per seguirne i movimenti, compresa la capacità di vedere il calore emesso dai loro corpi, non riesco a individuare alcun indizio e questo stuzzica la mia curiosità.

Legano mia sorella mani e piedi senza che lei reagisca, sembra che neppure il potere dell’Idra riesca a svegliarla. Evidentemente il detto popolare “una delle teste dell’Idra è sempre sveglia mentre le altre dormono”, non corrisponde a verità. Oggettivamente sia io che lei possediamo la capacità di “dormire con un occhio solo”, ma sembra che il veleno bevuto dalle vene di Darren Alpherd abbia neutralizzato anche questa difesa. Ho solo una vaga idea di quale sostanza possa aver reso inerme Aleia e voglio decisamente saperne di più. Dopotutto Mastro Eonor, primo assassino della Zanna Nera, predicava l’inutilità di uccidere qualcuno senza prima averne ottenuto ogni informazione utile.

Mi trattengo dal ridere, percependo i due energumeni del quartetto afferrare goffamente il corpo esanime di mia sorella e infilarla in una grossa cassa da viaggio, questo senza prima disarmarla. Chi sono questi dilettanti? Davvero non si rendono conto dell’errore? Per un attimo temo lo abbiano fatto apposta, ma scelgo di liquidare la possibilità come paradossale. Per agire in questo modo maldestro devono essere degli incompetenti, anche se una piccola parte di me non ne è convinta.

Improvvisamente, il suono dei corni cerimoniali riempie l’aria interrompendo il flusso delle mie riflessioni e mentre il torneo ha inizio, i misteriosi rapitori si preparano a sgattaiolare via. Ovviamente sarà relativamente facile allontanarsi dalla spianata mentre tutti saranno impegnati a seguire i primi duelli, ma nuovamente i riescono a sorprendermi. Ingenuamente, avevo pensato sarebbero fuggiti lontano dal campo del torneo. Invece escono in direzione degli accampamenti ducali. Tutto questo nutre in modo morboso la mia curiosità, tanto da farmi dimenticare per un attimo che quella che stanno maltrattando è mia sorella. Ricordandolo, mi riprometto di tagliare le mani sudicie dei due che hanno approfittato del loro ruolo di facchini per palpeggiarla, ma intanto mi alzo in piedi preparandomi a seguirli restando a distanza di sicurezza. Come un fantasma, scivolo intorno alla tenda di Aleia lasciando agire il mio dono dell’idra. La facoltà di mimetizzarmi con l’ambiente circostante è solo una delle doti che mi differisce da mia sorella. Come ho scoperto con il tempo, la maledizione del rettile si manifesta in ciascuno di noi con una serie di facoltà simili ed alcune unicità che ci rendono adatti per scopi diversi: lei la guerriera, io l’assassino.

I rapitori escono all’esterno senza guardarsi intorno e finalmente riesco a vederli in faccia, rimanendo colpito dai volti del tutto inespressivi. Mentre li seguo muoversi con una certa disinvoltura nel campo, arrivo a ricredermi sulla mia valutazione iniziale. Non sembrano affatto principianti e scorgendo l’armamentario che nascondono sotto le vesti, immagino siano pronti ad affrontare qualsiasi imprevisto. Per quanto l’intera faccenda mi lasci perplesso, ho una certezza: per quanto abili non possono aver superato indisturbati le guardie reali poste a guardia del campo. Neanche io potrei farlo senza essere individuato dalla magia delle fiamme alchemiche che ardono nei bracieri disposti lungo il perimetro della spianata, per questo suppongo abbiano utilizzato il mio stesso trucco, mimetizzarsi tra le delegazioni. Io mi sono finto uno dei paggi di Sarah Alpherd e sono certo che loro abbiano scelto ciascuno una casata diversa. Un modo per attirare meno l’attenzione e non compromettere i compagni in caso qualcuno fosse stato scoperto. Questo implicache costoro non stiano improvvisando. Agiscono seguendo un piano ben organizzato, del quale però mi sfugge ancora il vero obbiettivo.

I quattro si muovono lungo la spianata del torneo, dirigendosi direttamente verso gli accampamenti ducali. Avvicinandosi alle tende della casata Yrae, si liberano dei mantelli rivelando sotto di essi i tabarri viola, con ricamata la fiamma rossa, tipici della costa ardente. Questo permette loro di passare inosservati tra i soldati di guardia, distratti dal passaggio di Ylam Yrae, il loro pretendente dai lunghi capelli biondi, che sta lasciando l’accampamento diretto al recinto dei duelli, agitando il proprio maglio da guerra ed esultando come se avesse già vinto. È uno stupido vanaglorioso, convito che la sua forza prodigiosa basterà a garantirgli la vittoria. Non ha idea di cosa serva per essere un vero sovrano di Naler, ma sarebbe divertente vederlo urlare con la mente spezzata dopo aver poggiato le mani sulla Stelle dei Re.

I rapitori sembrano orientarsi perfettamente attraverso il labirinto di tende violacee; superandole, sconfinano nel territorio di stoffa nera e verde della mia casata preferita: Gli Shuja, i rinnegati delle paludi. I soldati dalle corazze a scaglie accolgono e circondano i rapitori, conducendoli con circospezione nella grande tenda centrale del loro accampamento. Adoro questi pazzi, che nonostante non abbiano mai prodotto un sovrano, ritengono di essere gli unici davvero degni di governare. Sono molto curioso di scoprire cosa stiano tramando, ma prima di potermi avvicinare al drappello, percepisco i quadrelli di una balestra piantarsi dolorosamente nella mia schiena. Sono stato stupido, mi sono concentrato troppo sui rapitori ignorando tutto il resto. Come mia sorella, ho confidato troppo nel potere dell’Idra. L’errore dei miei avversari è non avere mirato alla testa, cosa di cui si pentiranno amaramente.

Mentre i balestrieri ricaricano, una ventina di lancieri si pone a loro difesa con le armi abbassate. Posso sentire l’odore della loro paura e con i dardi uncinati piantati nella carne, sfodero i pugnali seghettati che porto nei foderi assicurati sotto le ascelle. Non cedo alla furia dell’Idra, non è ancora il momento di farlo, invece mi lancio in avanti e mulinando le lame di metallo nero; trancio le punte delle lance nemiche, facendomi strada nella formazione Shujana come un turbine di fredda e calcolata violenza. Devio i loro goffi contrattacchi con gli avambracci e le gambe e penetro tra loro come una lama affilata. Spazzando ad arco taglio le aste delle lance, portando la prima fila di avversari a indietreggiare, bloccando l’intera formazione, i cui componenti si ammassano gli uni sugli altri mentre cercano di aprirsi a ventaglio per circondarmi. Alcuni sono abbastanza rapidi e coraggiosi da usare i resti delle loro armi per provare a percuotermi, uno riesce perfino a piantarmi nella spalla i resti della sua lancia. In cambio, io gli mozzo entrambe le braccia all’altezza dei gomiti prima di tranciare le giugulari dei due soldati a lui più vicini. Altri due cadono quando mi abbasso per colpire le arterie femorali dei lancieri più vicini. Mentre il rango posteriore continua a trafiggermi, io ignoro le ferite lasciando che il potere dell’Idra le guarisca man mano che vengono inflitte. Quando capisco che i tiratori hanno ricaricato e sono pronti a colpire, gioco la mia carta e sfondando il petto di un terzetto di coraggiosi soldati, inspiro gonfiando il petto prima di emettere dalla bocca una vampata di veleno urticante, che scioglie le armature e la pelle dei miei avversari, facendoli crollare al suolo in preda agli spasmi di una morte estremamente dolorosa.

Non sono così stupido da pensare che sia finita, tanto che percependo una strega delle paludi pronunciare un incantesimo alle mie spalle, mi volto lanciandole contro uno dei miei pugnali. L’arma saetta nell’aria infrangendo la protezione arcana eretta in tutta fretta dall’incantatrice, piantandosi poi dritta nella fronte della donna. Mentre lei barcolla con gli occhi sgranati, io sono già in movimento. In corsa taglio la gola di altre due guardie Shujane, arrivo a recuperare l’arma liberandola con uno strattone dal cranio della strega. Il fragore del torneo ha coperto il rumore di una battaglia che mi vede in netto svantaggio numerico, ma non importa quanti siano: sterminerò l’intera delegazione se necessario. Sento il mio corpo lottare contro gli uncini che ancorano i quadrelli alla mia carne. Sembra che questa gente abbia studiato bene le nostre abilità e mentre altri soldati accorrono, mi ritrovo a dover schivare una pioggia di sfere luminescenti, simili a fuochi fatui, che bruciano ciò con cui vengono in contatto. Pur rispettandone le arti, ho sempre odiato gli stregoni, che con i loro incantesimi mi obbligano ad allontanarmi dalla tenda. Il terreno davanti a me brucia completamente mentre io approfitto del momento di respiro per strapparmi via i dardi dalla schiena. Della dozzina arrivata a colpirmi, ne restano solo due, che non riesco a raggiungere e continuano a provocarmi costanti fitte di dolore. Sento la rabbia montare nel mio petto e per quanto vorrei lasciarla libera, mi sforzo di tenerla a freno. Devo restare lucido per capire cosa sta succedendo, ma gli Shujani non me ne danno il tempo. Un gruppo di spadaccini emerge dalla nebbia creata dalle sfere esplosive, assaltandomi frontalmente. In sono pronto a riceverli e, per quanto riescano a tenermi testa grazie al numero, attaccandomi due o tre alla volta da direzioni opposte prima di ritirarsi protetti dai compagni, io riesco ad individuare le debolezze nel loro stile di combattimento e li uccidendo uno dopo l’altro con una serie di colpi singoli. Quando l’ultimo rimasto si volta e fugge, comprendo di aver perso tempo, facendo esattamente il gioco dei miei avversari. Non importa quanti uomini perderanno nel tentativo, ma stanno chiaramente cercando di rallentarmi. La domanda è perché.

Alle mie spalle la folla acclama a gran voce il nome di Dalilah Dhanab, la pretendente della contea fluviale di cui porta il nome. Probabilmente la ragazza dai corti capelli rossi ha vinto nell’arena dei duelli, completando così la prima prova. Peccato che in questo momento debba concentrarmi sul destino di mia sorella e su qualsiasi cosa gli Shujani stiano tramando. Senza neanche premurarmi di mimetizzarmi, attraverso il terreno bruciato dalla magia degli stregoni trovandomi davanti l’intera forza del ducato, al comando di un volto che speravo non avrei mai rivisto. Alrhan Alpherd, il legittimo e rinnegato erede della casata reale uscente, applaude vedendomi pronto ad affrontare un esercito.

«Se potesse vederti, in questo momento tua sorella sarebbe di certo fiera di te», ride lui con un ghigno malevolo dipinto sul volto
«Non credo le importerebbe. Non sono qui per salvarla, ma solo per sventare qualunque sia il vostro ridicolo piano». Lo dico senza crederci realmente, è chiaro che sono qui per Aleia.
«Sai cosa ti dico? Perché non chiediamo direttamente a lei cosa ne pensa?» ribatte il ragazzo dai lunghi riccioli rosso fuoco facendo un passo alla propria sinistra e rivelando la sagoma di mia sorella, la cui pelle ha assunto un inquietante colorito verdastro. Sul suo petto, tra i resti della camicia e del corpetto, sono visibili i segni di una profonda bruciatura, di un marchio runico che conosco abbastanza bene e che non dovrebbe avere effetto su di noi, ma mi basta guardare Aleia negli occhi, vitrei e assenti, per capire gli stregoni Shujani abbiano trovato il modo di far funzionare su di noi la magia di costrizione degli schiavisti Hurd. Era questo quindi il loro piano? Trasformare l’Erede nella loro marionetta?

«Contro di lei, sotto controllo, gli aspiranti pretendenti alla corona saranno come agnelEredi Arca

Il racconto a puntate “Gli eredi di Arcania – I sette pretendenti” è scritto per Associazione Culturale Universo Fantasy da Francesco Lodato.

Credits immagini: tony241969 e intographics da Pixabay

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